
Dopo un ottimo giugno, la crisi del mercato italiano colpisce il settore alberghiero e il commercio. Rastelli: "Anni di inflazione e stipendi bloccati si fanno sentire, così le famiglie consumano meno".
Dopo i brindisi di giugno, i primi quindici giorni di luglio presentano un bicchiere mezzo vuoto. Un mese difficile, dicono gli operatori, non solo per il settore alberghiero, ma anche per il commercio e i pubblici esercizi. Partiamo da qui, dalle passeggiate serali che riempiono i viali della città e il lungomare. "Già dalle 23 vedi la città svuotata – ammette Alfredo Rastelli, presidente di Confcommercio -. Non è solo il commercio a soffrire, anche ristoranti e locali fanno fatica e risentono di un periodo difficile. I problemi si avvertono per lo più durante la settimana, quando i turisti sono visibilmente meno. Nel weekend va meglio, ma si resta in balia del meteo, e se minaccia pioggia, come accaduto negli ultimi due fine settimana, ecco che perdiamo anche il weekend con buona occupazione delle strutture ricettive".
Per quei turisti che non rinunciano alla vacanza e arrivano in città "assistiamo a una contrazione dei consumi. Salvo alcuni ristoranti, che quest’anno potrebbero avere ritoccato i prezzi dei piatti, non c’è una corsa all’aumento. La verità è un’altra: il turista italiano ha sempre meno potere di acquisto. Anni di inflazione e stipendi bloccati si fanno sentire, così le famiglie in vacanza a Riccione sono meno e consumano meno". Per Rastelli il problema si riflette sulla clientela locale. "Anche in questo caso vediamo una contrazione dei consumi". Insomma le difficoltà degli italiani dalla pandemia in poi, con un’inflazione in crescita e stipendi legati al passato, stanno diventando un fardello sempre più pesante che porta a rinunciare alla vacanza oppure a stringere la cinghia quando si arriva al mare.
"In queste ultime due settimane si fa fatica - ammette Andrea Ciavatta, presidente de Family hotel -. In termini generali la quantità di clienti può avvicinarsi a quella del luglio di un anno fa, ma arrivano last second e soprattutto rinunciano alla mezza pensione per il solo pernottamento e prima colazione. Questo porta gli alberghi a sostenere comunque i costi fissi per il personale, riducendo i margini di fatturato".
Intanto gli stranieri latitano. L’aumento della presenza di turisti arrivati da oltre confine registrata in giugno, stando agli albergatori si è smarrita in luglio. "Come sappiamo ormai da molto tempo, siamo troppo legati alla clientela italiana – premette Giorgio Fortunato, albergatore all’Alba -. La riduzione del potere di acquisto delle famiglie ha così un effetto diretto sulle prenotazioni e sui consumi. Personalmente giugno era andato decisamente bene. Mentre in luglio sono tra l’8 e il 9% in meno di occupazione rispetto a un anno fa". Se le camere restano vuote, lo sguardo degli albergatori si posa sugli alloggi affittati a turisti. "Ad oggi purtroppo non c’è una reale equiparazione degli obblighi tra una struttura ricettiva e un alloggio per affitti brevi. Per di più non sappiamo realmente quante persone alloggiano in questi appartamenti. Se le regole fossero equiparate alle strutture ricettive e fossero fatte rispettare, allora avremmo anche altre tariffe per soggiornare in appartamento".
Andrea Oliva