Braccianti aggrediti nella notte. Condannati cinque pakistani

Cinque pakistani condannati a 4 anni e 2 mesi per spedizione punitiva ai danni di braccianti a Recanati nel 2018. Datore di lavoro assolto per mancanza di prove.

Braccianti aggrediti nella notte. Condannati cinque pakistani

Braccianti aggrediti nella notte. Condannati cinque pakistani

Accusati di una spedizione punitiva ai danni di due braccianti che avevano cambiato datore di lavoro, sono stati condannati a quattro anni e due mesi di reclusione cinque pakistani. Assolto invece il loro datore di lavoro che, per l’accusa, sarebbe stato il mandante del blitz. L’episodio era avvenuto in un casolare nella campagna di Recanati il 14 agosto 2018. In piena notte, un gruppo di uomini armati di bastoni era piombato nelle stanze, dove dormivano alcuni braccianti agricoli. Due di questi, pakistani, erano stati colpiti più volte e rapinati dei cellulari. Alla fine, quando gli sconosciuti si erano allontanati, erano dovuti andare al pronto soccorso, dove avevano avuto sette e dieci giorni di prognosi. I due aggrediti, sentiti dai carabinieri, avevano poi raccontato di aver da pochi giorni lasciato un connazionale, che gestiva una serie di braccianti agricoli e per il quale anche loro avevano lavorato; i due avevano cambiato datore di lavoro, spostandosi in un altro casolare gestito da questo altro pakistano. Il primo datore di lavoro era Irshad Ahmad. Così i carabinieri erano andati a perquisire il casolare di questo, e ci avevano trovato diversi connazionali e i cellulari dei due aggrediti. Le vittime avevano anche riconosciuto chi li aveva picchiati. Secondo l’ipotesi dell’accusa, Ahmad era stato il mandante del pestaggio: dopo che i due braccianti se ne erano andati, lui avrebbe mandato altri dipendenti a punirli. Con Ahmad dunque erano finiti sotto processo, quali esecutori materiali della spedizione punitiva, Muhammad Iqbal, Yousaf Haroon, Muhammad Amjad, Hussain Ghulam e Abbas Ghulam. Ieri per loro si è chiuso il processo. Come chiesto dal pm Stefania Ciccioli, sono stati condannati Iqbal, Haroon, Amjad e i due Ghulam a quattro anni e due mesi di reclusione, con l’espulsione appena espiata la pena. Per quello che invece era stato indicato come mandante, Ahmad, l’avvocato Vanni Vecchioli ha chiesto l’assoluzione spiegando che non c’era prova di cosa avesse chiesto il pakistano ai dipendenti, nessuno aveva chiarito quale fosse l’incarico, e in teoria l’imputato avrebbe potuto anche solo caldeggiare il rientro dei due esuli. Il collegio ha condiviso questo rilievo, e ha assolto Ahmad "per non aver commesso i fatti".