Caos scoppiato nel Pd: i veri motivi. I consiglieri vogliono il terzo mandato

I componenti della fronda lo hanno scritto nero su bianco nel dossier. Lo statuto del partito pone il limite di due elezioni: per un’altra serve la deroga. "Se viene concessa, sia per tutti" .

Caos scoppiato nel Pd: i veri motivi. I consiglieri vogliono il terzo mandato

Caos scoppiato nel Pd: i veri motivi. I consiglieri vogliono il terzo mandato

"Dietro la guerra del Pd regionale c’è la deroga per il terzo mandato dei consiglieri regionali. Tutto il resto è il contorno". Ieri girava vorticosamente questa interpretazione nel chiacchiericcio sempre intenso quando di mezzo c’è il Partito democratico. In pratica sarebbe questo, secondo quelli che pensano male, il vero motivo per cui due consiglieri regionali (il capogruppo Maurizio Mangialardi e l’ascolana Anna Casini) sono andati a Roma a parlare con la segretaria nazionale Elly Schlein e altri quattro (Manuela Bora, Fabrizio Cesetti, Andrea Biancani e Micaela Vitri) hanno seguito on line la riunione.

D’altronde, non è un segreto che il terzo mandato sia stato un motivo del contendere, tanto che i sei consiglieri regionali lo hanno serenamente messo nero su bianco nel dossier che hanno presentato alla Schlein. A metà del lungo documento nel quale si parla di tutto – dall’afflato unitario alla battaglia di civiltà per frenare la deriva della destra guidata da Acquaroli – spuntano all’improvviso tre righe: "Per quanto riguarda la possibilità di deroga per svolgere un terzo mandato da consigliere/a regionale – scrivono i sei – chiediamo che non sia decisa in modo discrezionale da una segreteria non unitaria. O si offre questa possibilità a tutti coloro i quali hanno svolto due mandati o a nessuno".

Eccolo dunque il punto focale, il motore di tutto secondo chi pensa male. Ma per chi non è abituato alle vicende del Pd, serve una spiegazione: lo statuto marchigiano del partito prevede il limite di due mandati per i consiglieri regionali. Per candidarsi una terza volta è necessaria una deroga che va approvata da un’ampia maggioranza del partito e recentemente non è più stata concessa. Gli ultimi a beneficiarne furono Giulio Silenzi, Stefania Benatti, Marco Luchetti e Gino Troli: politicamente un’era geologica fa.

Ma tra i sei consiglieri che hanno firmato il dossier contro la segretaria Chantal Bomprezzi e quindi anche la richiesta che il terzo mandato sia per tutti o per nessuno, chi ne beneficerebbe? Anna Casini, Fabrizio Cesetti e Manuela Bora, cioè coloro che sono al loro secondo mandato. "Ma anche Andrea Biancani – fa notare un rappresentante Pd – perché quando ha firmato quel documento non era sicuro della candidatura a sindaco di Pesaro". Ce n’è un altro di consigliere regionale dem che è al secondo mandato, Antonio Mastrovincenzo, ma lui è un sostenitore della Bomprezzi e quel dossier non l’ha sottoscritto (così come Romano Carancini).

Insomma, dire che la voglia di assicurarsi il terzo mandato sia stato l’unico vero motivo della congiura contro la segretaria potrebbe anche essere un’esagerazione. Ma che sia uno dei motivi di tutto questo caos non c’è dubbio: l’hanno scritto loro. E poi notoriamente a pensar male ci si azzecca.

Roberto Fiaccarini