PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Cinque post della mamma. Le foto choc dei resti di Pamela: "La mia battaglia non finirà"

Pubblicate sui social alla vigilia dell’udienza del 23 gennaio dopo il ricorso dei difensori di Innocent Oseghale contro la condanna all’ergastolo per la violenza sessuale.

Cinque post della mamma. Le foto choc dei resti di Pamela: "La mia battaglia non finirà"

Cinque post della mamma. Le foto choc dei resti di Pamela: "La mia battaglia non finirà"

Cinque post su Facebook, per altrettante immagini dell’autopsia sui poveri resti di Pamela Mastropietro. A pubblicarli ieri è stata la madre, Alessandra Verni, che non ha mai nascosto l’intenzione di mostrare a tutti l’atrocità delle azioni compiute su sua figlia, una ragazza di appena 18 anni, fuggita dalla comunità della Pars a Corridonia e finita in un inferno. Le immagini, che abbiamo scelto di non pubblicare, arrivano a ridosso del sesto anniversario dell’omicidio di Pamela, commesso il 30 gennaio 2018, e di quella che si spera sia l’ultima udienza sul delitto, il 23, davanti alla Cassazione. "Mi aspetto che il 23 gennaio venga confermato l’ergastolo, ma poi la battaglia va avanti" ha dichiarato Alessandra Verni, la mamma di Pamela. Dopo le condanne all’ergastolo per omicidio volontario, violenza sessuale, vilipendio e occultamento di cadavere, emesse dalle Corti di assise di Macerata e poi di Ancona in appello, in Cassazione i giudici non condivisero le motivazioni sulla violenza e inviarono gli atti a Perugia, per un appello bis. Anche la Corte d’assise umbra aveva confermato l’aggravante dell’abuso, e quindi l’ergastolo per il nigeriano Innocent Oseghale. I difensori Simone Matraxia e Umberto Gramenzi hanno dunque di nuovo fatto ricorso in Cassazione, e l’udienza si terrà il 23 gennaio. "In questi giorni l’attesa è pesante – aggiunge Alessandra Verni, parte civile al processo con l’avvocato Massimo Valerio Verni, che era anche zio di Pamela -. Fosse per me gli darei l’ergastolo a vita per tutto: per l’omicidio, per la violenza sessuale, per il vilipendio, per il depezzamento, per la distruzione, per la crudeltà. Ma si sa, in Italia l’ergastolo non è a vita e, dopo dieci anni, ottieni permessi premi, poi la semilibertà. Non c’è rispetto per la vita delle vittime". Oseghale in passato ha chiesto scusa alla famiglia, ma ha sempre negato di aver ucciso la ragazza, che secondo lui sarebbe morta di overdose. Ha negato anche la violenza sessuale. "Io spero sempre in un pentimento di Oseghale – risponde la mamma della ragazza -, che lui faccia i nomi e dica tutta la verità su quello che è successo quel giorno". Da sempre infatti la famiglia ritiene che il nigeriano non possa aver fatto tutto da solo, e che finora abbia sempre taciuto sui complici. "Ci sono due Dna che non si sa di chi siano, intercettazioni nelle quali alcuni personaggi dicono che quel giorno erano nella casa, ci sono troppe cose che non tornano, ci sono tanti aspetti che meritano una risposta. E qualcuno queste risposte me le deve dare. Io le pretendo. Per me non finisce tutto il 23 gennaio. La mia battaglia va avanti fino alla riapertura delle indagini, perché ci sono altri mostri fuori che possono fare ciò che hanno fatto a Pamela".