PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Effetto Giulia Cecchettin: "Mai così tante telefonate ai centri contro la violenza"

Giusti: nei giorni dell’omicidio c’è stato un aumento particolare delle richieste di aiuto "Il caso ha attirato l’attenzione di molte donne: la fascia più coinvolta è tra i 30 e i 50 anni".

Effetto Giulia Cecchettin: "Mai così tante telefonate ai centri contro la violenza"

Effetto Giulia Cecchettin: "Mai così tante telefonate ai centri contro la violenza"

Otto richieste di aiuto sono arrivate in un paio di giorni ai centri antiviolenza della provincia, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. La media è di una segnalazione a settimana. "Nei giorni dopo l’uccisione di Giulia c’è stato senza dubbio un aumento di chiamate – conferma Elisa Giusti, coordinatrice dei servizi antiviolenza del Faro –. Nella settimana del 25 novembre registriamo sempre nuove chiamate, perché ci sono gli incontri sul territorio. Ma in quei giorni c’è stato un aumento particolare, mai visto prima in quelle dimensioni: Giulia ha attirato l’attenzione di tante donne".

"La fascia più coinvolta è sempre quella tra i 30 e i 50 anni – prosegue Giusti –, ma l’età in cui ragazzi e ragazze si approcciano in un legame è sempre più precoce. Ci sono ragazzine delle superiori che hanno già rapporti sessuali, e così iniziano anche questi problemi. I giovani sono più portati a chiedere aiuto, con i social hanno molte informazioni, e meno vergogna per quello che subiscono. Ma la difficoltà di riconoscere la violenza c’è sempre, a notare segnali allarmanti, a interrompere un rapporto, e anche a non fare denuncia". Non tutte, pur chiedendo aiuto, procedono con la querela. "Rispetto alle donne seguite dai centri antiviolenza, quelle che denunciano sono meno del 20 per cento. Questo per l’incertezza della pena e perché temono la vittimizzazione secondaria, i giudizi sul modo di essere madre e donna".

Tra i più giovani non c’è maggiore sensibilità sulla violenza di genere? È un problema che riguarda anche le nuove generazioni? "Al di là dei diritti acquisiti, la società non è mutata. La convenzione di Istanbul è del 2013, dieci anni fa, non secoli. Fino a qualche anno fa, i Cav non venivano contattati per fare formazione, adesso invece non so quante scuole ci chiamino per la prevenzione, tanto che facciamo difficoltà a raggiungere tutti. Anche le medie chiedono degli incontri, perché gli insegnanti vedono situazioni ambigue nelle classi. C’è una vulnerabilità rispetto alle manifestazioni di violenza, noi fatichiamo a leggere la violenza psicologica, loro anche quella fisica. Di positivo però c’è che l’interesse non è solo femminile, alcuni ragazzi sono attenti a questi temi, e cercano un confronto con gli operatori maschi, che parlino delle loro responsabilità. Questa è una possibilità di cambiamento che nei giovani si vede, negli adulti meno. Gli adulti non credono sia un problema una battuta sessista, i ragazzi lo sentono di più. Per i giovani c’è anche un ampio discorso di genere, non solo binario maschile femminile, vivono questi problemi e non trovano adulti responsabili che gliene parlino".