CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Fiaccolata per Giulia, il grido di Unimc: "Basta con la violenza"

Macerata, piena la piazza. Il rettore: "Dobbiamo essere vigili". D'Urso: "Tutti siamo responsabili e colpevoli"

Macerata, 22 novembre 2023 – Un minuto di silenzio per cominciare, un minuto di rumore per finire: folla in piazza alla fiaccolata in piazza della Libertà voluta dall’Università di Macerata, nel nome di Giulia Cecchettin e per dire no alla violenza contro le donne, per gridare ‘basta’ dopo l’ennesimo femminicidio, quando stavolta la vittima è una ragazza di 22 anni che stava per laurearsi e che invece è stata uccisa a coltellate dall’ex, Filippo Turetta.

La fiaccolata voluta da Unimc in piazza a Macerata per Giulia Cecchettin (Calavita)
La fiaccolata voluta da Unimc in piazza a Macerata per Giulia Cecchettin (Calavita)

Il rettore McCourt

«Servono azioni concrete atte a estirpare la violenza di genere - le parole del rettore Unimc, John McCourt -, bisogna reiterare e trasmettere il valore della genitorialità, della famiglia, dell’amicizia, della comunità, dell’ascolto, del rispetto reciproco, della diversità, dei confini, dell’accettare la forza della parola ‘no’. Vorrei reiterare il nostro impegno perché questa comunità sia un luogo sicuro e solidale per le donne, dove possano vivere libere dalla paura e dove ognuna indistintamente possa godere della sua vita in tutta sicurezza e dignità». McCourt cita poi le parole del padre di Giulia Cecchettin: "L’amore vero non umilia, non delude, non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L’amore vero non urla, non picchia, non uccide". «Chiedo a tutti e tutte noi di stare all’erta, tocca a noi cambiare le cose – aggiunge il rettore -, garantire la sicurezza, comportamenti corretti, scegliere bene le parole, perché anche nella violenza casuale delle parole ci sono a volte le condizioni per cose più gravi. Come comunità, cerchiamo di garantire che queste cose non succedano, cerchiamo di ascoltarci a vicenda, di essere vigili».

Gli studenti universitari e la prorettrice

«Due giorni fa a Fano è morta Rita Talamelli, l’ennesima donna e sempre per mano di un uomo – così Lucrezia Cinella, vice presidente del Consiglio degli studenti -, il diritto di parola non è diritto di violenza attraverso le parole», non si possono più sentire «le terribili parole soprattutto da parte di uomini che mirano all’assoluzione di se stessi, è assenza di spirito critico, è immaturità, è violenza. Chiunque cerchi di smorzare la portata rivoluzionaria della lotta di Elena Cecchettin e di tutte noi che urliamo ‘Se domani sono i, voglio essere l’ultima’, è nostro nemico, è nemico del mondo nuovo, ma soprattutto è nemico di se stesso. La lotta di Elena è la lotta di tutti noi ed è una lotta di civiltà. Le istituzioni sembrano non volere essere parte di questo cambiamento, e questo è sotto gli occhi di tutti. Fino a quando il Comune non deciderà di entrare nell’offerta scolastica, anche quella è violenza». Sono state 106 le vittime di femminicidio in Italia solo nel 2023. Dario D’Urso, presidente del Consiglio degli studenti, aggiunge: «Mentre noi uomini cerchiamo di differenziarci, le donne continuano a morire. Mentre ci sentiamo attaccati dalla rabbia che in questi giorni divampa, c’è qualcuno che la violenza continua a subirla. La violenza fisica e il femminicidio sono solo la punta dell’iceberg di un sistema radicato nella società. Io, che sto leggendo questo comunicato, in quanto uomo, sono corresponsabile e beneficiario del sistema patriarcale e non devo dire ‘io non sono come lui’, ma devo fermarmi e riflettere su cosa c’è di Filippo Turetta in me perché in ognuno di noi c’è la stessa parte che porta a fare ciò che ha fatto lui anche se non ce ne rendiamo conto, perché non essere come lui dovrebbe essere la normalità, e non un motivo di vanto o ringraziamento. Come universitari saremo agenti del cambiamento, saremo i primi della fila, ma questa nostra responsabilità deve essere condivisa da tutta la comunità. Non dobbiamo sentirci soli e sole come spesso i giovani si sentono, perché la violenza sulle donne, i femminicidi, la cultura dello stupro, non sono solo un problema delle donne, sono un problema degli uomini e tutti noi siamo responsabili e colpevoli. Non chiediamo scusa solo a Giulia ma a tutte le donne che sono vive e in pericolo. Ci impegniamo a essere parte attiva del cambiamento che non può e non deve attendere la morte di un’altra donna per essere attuato». «Giulia Cecchettin oggi sarebbe una laureata in ingegneria e per lei si aprirebbero tante strade – così la prorettrice Natascia Mattucci -, ma non le potrà percorrere. La violenza è anzitutto l’interruzione di una via» e ha parlato delle tante forme di violenza, di una vita che può essere morta socialmente o culturalmente. «Questa settimana, siamo scesi in strada per interrogarci sulle nostre responsabilità. Le parole sono importanti».

La vicesindaco

"La sfida delle sfide di fronte a questo dramma che ha ferito mortalmente tutta l’Italia - interviene la vicesindaco Francesca d'Alessandro - è una sfida educativa che dobbiamo combattere insieme con le nuove generazioni, passando per le famiglie che sono disorientate, mi sono sentita la madre di Giulia ma anche la madre di Filippo».

Presenti molte delle autorità, anche il vescovo Nazzareno Marconi e il nuovo direttore artistico del Macerata Opera Festival, Paolo Gavazzeni.