Furto di gioielli da 200mila euro, in appello arriva un’assoluzione

Colpo davanti a San Giorgio: scagionato il carrozziere Francesco Pisante

Furto di gioielli da 200mila euro, in appello arriva un’assoluzione

Furto di gioielli da 200mila euro, in appello arriva un’assoluzione

Accusati di aver rubato l’auto di un rappresentante di gioielli, con dentro 200mila euro di preziosi, in primo grado erano stati condannati. Ma in appello uno di loro è stato assolto, perché ritenuto del tutto estraneo alla vicenda. L’episodio era avvenuto il 13 novembre 2012 davanti alla chiesa di San Giorgio a Macerata, quando un rappresentante di Arezzo si era visto portare via la Mercedes con due borsoni, contenenti dieci chili di preziosi per un valore di 200mila euro. I ladri si erano diretti a Ceccano, in provincia di Frosinone, dove avevano dato fuoco alla vettura. Le indagini dei carabinieri avevano portato a individuare tre soggetti, Francesco Pisante, calabrese residente a Roma, Marcello Fattorini, di Roma, e Giovanni Fortarezza, romano residente a Bologna, denunciati per furto, sostituzione di persona, falso e incendio doloso. Secondo l’accusa, una volta individuato il rappresentante di gioielli, i tre sarebbero riusciti a farsi una carta di identità falsa con la sua foto, a spacciarsi per lui e a presentare una denuncia di smarrimento della chiave e del libretto di circolazione della Mercedes del toscano. Con quella denuncia, si sarebbero presentati da un rivenditore di Mercedes a Roma e avrebbero ottenuto un consegnare un duplicato della chiave dell’auto del toscano. Poi avrebbero seguito il rappresentante, e a Macerata gli avrebbero preso l’auto aprendo e mettendo in moto con la chiave. Tutti e tre in primo grado erano stati condannati a tre anni e mezzo di carcere. Pisante e Fortarezza però hanno fatto appello, e l’udienza si è tenuta nei giorni scorsi. Per Pisante, titolare di una carrozzeria a Roma, l’avvocato Mario Murano ha messo in luce la assoluta mancanza di prove, visto che l’unico collegamento con la vicenda era dato dall’officina che aveva fatto il duplicato della chiave: il titolare aveva detto di essere stato chiamato da Pisante, e di averlo riconosciuto dalla voce. Troppo poco, per ritenerlo complice. Il difensore ha sollevato dei dubbi su tutta la storia, che avrebbe diverse opacità, a partire dal rappresentante di gioielli senza assicurazione né Gps sull’auto. La corte d’appello ha condiviso la ricostruzione della difesa e ha assolto Pisante "per non aver commesso il fatto". Per Fortarezza invece la pena è stata ridotta a tre anni solo per il furto, essendo prescritti gli altri reati.