Gli angeli del fango I volontari in Romagna "Situazione terribile, c’è ancora tanto da fare"

Dai coniugi Panebianco di San Severino al cingolano Branchesi, in tanti hanno deciso di rimboccarsi le maniche per gli alluvionati "Giovani e anziani, residenti e studenti: c’è una disponibilità totale".

Gli angeli del fango  I volontari in Romagna  "Situazione terribile,  c’è ancora tanto da fare"

Gli angeli del fango I volontari in Romagna "Situazione terribile, c’è ancora tanto da fare"

di Gaia Gennaretti

e Gianfilippo Centanni

"Quello che è accaduto in Emilia Romagna è di portata impressionante. Chi può vada a dare una mano, ne hanno bisogno". A parlare è Danilo Panebianco, orafo di San Severino, che domenica si è recato a Faenza per dare una mano a spalare il fango. Con lui, sua moglie Daniela, e Cristian Botezatu, un giovane papà settempedano. Al gruppo si è unita una famiglia di Appignano. "Anche a settembre ero andato a dare una mano a Cantiano – racconta –. Con mia moglie abbiamo voluto di nuovo fare qualcosa, così mi sono coordinato con alcuni ragazzi del posto che si sono informati su dove ci fosse più bisogno di aiuto. La situazione è disastrosa, Faenza è uno dei centri più colpiti. Ci sono edifici residenziali i cui primi piani sono completamente sotto l’acqua. Tantissime persone hanno perso casa e attività". A Faenza è stata circoscritta una sorta di zona rossa ma "se sei un volontario ti fanno passare, perché hanno bisogno di persone e mezzi come furgoni, camion e bobcat perché ci sono tonnellate di cose da buttare. C’erano tante persone a dare una mano, anche studenti da Bologna. Il problema è che ci sarebbe bisogno del turn-over dei volontari. Mi piacerebbe tornare perché lì il lavoro non è finito, c’è tanto da fare e sono gli stessi abitanti a dire che hanno bisogno di aiuto. Sono un popolo accogliente, che lavora tanto, meritano l’aiuto di tutti". La solidarietà arriva anche da Cingoli. "Di circostanze d’emergenza – riflette Corrado Branchesi – ne ho vissute tante: Senigallia, Stazione di Osimo, Aulla. Però la situazione che ho visto in Romagna è d’una gravità unica, impressionante". Branchesi, cingolano, è il presidente del’associazione dei vigili del fuoco del distaccamento di Apiro. Lui, Dino Bacci, Simone Bianchi e Cristiano Bellucci, tre pompieri dell’organico apirano coordinato da Andrea Piccini, hanno formato il gruppo di volontari che, contattati i vigili del fuoco di Cesena, quindi il Comune e il Coc, sono stati operativi in intensa e ininterrotta attività. "Ci siamo radunati al centro fiere di Cesena – racconta Branchesi –. Poi siamo stati smistati in un quartiere, per agire con le pompe idrovore". Tanta acqua dappertutto. "Fosse stata solo acqua – spiega Branchesi – smaltirla sarebbe stato difficile, ma non impossibile. Invece era più fango che acqua, dunque le pompe si surriscaldavano. E allora siamo stati impegnati in un passamano, effettuato insieme a una cinquantina di giovani: ci passavamo acqua e melma coi secchi. Il problema è che l’acqua è ovunque. Allora, dove buttarla? Mediante prolunghe, siamo arrivati fino al centro d’una via in cui c’era un tombino. Non è stato facile aprirlo, ci siamo riusciti e l’acqua è finita dentro la fognatura. Addirittura, per gettare via secchi d’acqua, si utilizzano anche i water. C’è una disponibilità totale: volontari, residenti, giovani e anziani, tutti infaticabili. Ma si dovrà lavorare ancora, e tanto".