"Il grande sollievo arrivati al confine"

Aleksander Arestov, fuggito dall'Ucraina con la famiglia per la guerra, trova rifugio in Italia grazie all'aiuto della Caritas. Dopo un periodo di stabilità, decide di tornare in patria nonostante i pericoli.

"Il grande sollievo  arrivati  al confine"

"Il grande sollievo arrivati al confine"

Aleksander Arestov è arrivato in Italia da Odessa in macchina, con sua moglie Irina e i tre figli. "Quando abbiamo visto che nostri vicini iniziavano ad andarsene, con i bambini al seguito, dopo due settimane l’abbiamo fatto anche noi", racconta Aleksander. "Ricordo ancora – aggiunge – la sensazione di sollievo provata attraversando il confine. Siamo stati un mese in Moldavia e poi siamo venuti in Italia per il matrimonio della sorella di Irina e qui siamo rimasti. Poi, grazie a una rete di conoscenze, anche legate alla Chiesa ortodossa, ho incontrato Gianni e da lì la mia vita è cambiata: la Caritas ci ha aiutato tanto". La famiglia ha alloggiato per circa un anno e mezzo in un appartamento messo a disposizione dall’azienda Falc spa di Civitanova e fortunatamente Aleksander è riuscito anche a trovare un lavoro stabile. Purtroppo, i suoi figli non riuscivano bene ad integrarsi. Soprattutto i due più grandi, Nadia e Illia. Quest’ultimo, il maggiore, che oggi ha quasi 18 anni, è un grande appassionato di calcio: "Qui in Italia i ragazzi giocano molto bene; perciò, quando Illia è arrivato, non sembrava molto bravo" racconta suo padre. Che aggiunge: "Se l’allenatore gli diceva qualcosa, lui spesso non capiva, si ritrovava sempre in panchina, mentre in Ucraina andava alla grande". Ad agosto la famiglia è tornata in Ucraina per le ferie estive e ha deciso di rimanerci: "Io avrei preferito tornare in Italia: essendo uomo sono a rischio di chiamata alle armi – spiega Aleksander –, ma i miei figli e mia moglie, rivedendo la nostra casa e gli amici, hanno tanto insistito per rimanere. Tutto sommato stiamo abbastanza bene, nonostante i bombardamenti. Ne abbiamo avuti due davvero pesanti: per quelli "minori" possiamo rimanere in casa, ma nei casi gravi dobbiamo correre al rifugio. Ci siamo quasi abituati a questo, anche se non lo si può mai essere realmente. Per il momento viviamo qui, ma se i russi avanzano, scappiamo via".

f. c.