Il messaggio del vescovo Marconi "San Giuliano, portaci pace, fiducia e vera comunione con gli altri"

L’omelia prima della processione: "Macerata dove sei e dove vuoi andare? Parliamo più con lo smartphone che con le persone in carne e ossa, ci sentiamo sempre meno parte di un gruppo, di una città e di un popolo" .

Il messaggio del vescovo Marconi  "San Giuliano, portaci pace, fiducia  e vera comunione con gli altri"

Il messaggio del vescovo Marconi "San Giuliano, portaci pace, fiducia e vera comunione con gli altri"

"Macerata dove sei? Macerata dove vuoi andare?". L’omelia di San Giuliano è per il vescovo Nazzareno Marconi l’occasione per lanciare una riflessione alla città sul suo presente e sul futuro che si vuole costruire. Un futuro che all’individualismo e al distanziamento che il Covid ha reso sempre più "normali", risponda con la pace e con una nuova costruzione di comunità.

"Negli ultimi decenni l’avvento delle tecnologie digitali e della possibilità di comunicare a distanza aveva già iniziato a cambiare, soprattutto nelle nuove generazioni, lo stile di relazione sociale - ha detto il vescovo durante la messa celebrata sul sagrato della cattedrale -. Il Covid ha accelerato e potenziato un modo diverso di stare insieme e di relazionarsi con gli altri. Siamo molto più concentrati sulle nostre emozioni e sensazioni, mentre ciò che vivono e provano gli altri ci tocca molto meno. Non solo i giovani, ma anche gli adulti, oggi parlano più con lo smartphone che con persone in carne ed ossa. Ci sentiamo perciò molto meno naturalmente parte di un gruppo, un paese, un popolo. Siamo piuttosto un ’io’ accanto agli altri, che un ’noi’ insieme a loro. Essere persone, cioè umani sempre in relazione con gli altri, è oggi più difficile, mentre siamo tutti tentati di credere che vivere da individui isolati sia più facile e comodo. Quanta tristezza si sta accumulando così nei cuori delle persone! Quanto dolore! Perché, mentre abbandoniamo allegramente gli altri, soffriamo poi di sentirci anche noi abbandonati. Durante e dopo la pandemia il bombardamento di chiacchiere ci ha fatto dimenticare il valore delle parole vere, sagge, piene di significato. Con dolore dobbiamo ammattere che quasi tutti siamo diventati poveri di fiducia nelle parole, nelle persone e ancor più nelle istituzioni".

Il vescovo ha sottolineato come i tre anni del Covid abbiano reso tutti più isolati e abituati a vedere "nel prossimo un nemico da tenere a distanza". Ma a tutto questo si può rispondere diversamente e monsignor Marconi traccia una via da seguire. "Al progetto di civiltà che il Covid sembra aver potenziato, è giusto e buono opporsi con un progetto alternativo - ha detto -: la civiltà delle persone e non degli individui, del noi e non dell’io, della cura e non dell’indifferenza, della fraternità e non del nemico, delle parole vere e credibili contro le chiacchiere e la sfiducia. Il mio augurio è che San Giuliano, il caritatevole traghettatore del fiume Potenza, ci aiuti a traghettare il nostro tempo verso sponde di pace, di comunione, di ricostruzione della fiducia nella verità e nell’affidabilità delle persone con cui condividiamo il cammino della vita. La Chiesa ripete spesso in questi tempi una parola greca: Sinodo, che vuol dire ’camminare insieme’. Non è uno slogan, ma un vero progetto di futuro che spero molti uomini di buona volontà vogliano condividere".

Al termine della celebrazione, il vescovo ha aperto la processione con le reliquie di San Giuliano per le vie del centro, un appuntamento al quale i maceratesi hanno come al solito risposto numerosi, confermando tutta la loro convinta devozione verso il Santo Patrono.

re. ma.