FRANCO VEROLI
Cronaca

Il rebus della discarica: "Manca il coraggio politico"

Silenzi del Pd: "Nel 2008, appena eletto presidente della Provincia, i cittadini mi misero quasi le mani addosso, ma venne scelta Cingoli".

Il rebus della discarica: "Manca il coraggio politico"

Il rebus della discarica: "Manca il coraggio politico"

"Vedere cittadini che si avvicinano portandoti le mani sotto al viso in modo minaccioso non è cosa che si dimentica. Ma la politica richiede il coraggio delle scelte e delle decisioni, anche quando queste rischiano di non essere comprese o, come accade più spesso, vengono usate strumentalmente a fini elettorali". Giulio Silenzi, esponente del Pd, già assessore regionale, da presidente della Provincia, dal 2004 al 2009, sulla base di uno studio dell’Università di Ancona, individuò Cingoli, per la realizzazione della discarica. "Era il 2008. A distanza di quasi 16 anni, la storia si ripete. Ci sono le elezioni, oggi quelle amministrative, l’anno prossimo le regionali e, quindi, si preferisce tergiversare, facendo letteralmente pagare il prezzo ai cittadini", afferma l’esponente del Pd.

Come andò allora?

"Mi trovai davanti il problema rifiuti appena eletto. Esaurita la disponibilità delle discariche di Potenza Picena e Morrovalle, bisognava trovare una soluzione in tempi rapidi. Così si arrivò alla decisione di riaprire il sito di Tolentino per un paio d’anni, avviando contestualmente le procedure per cercarne un altro, poi individuato nell’area di Fosso Mabiglia a Cingoli. Nelle elezioni provinciali del 2009 la discarica fu uno dei temi al centro dello scontro tra me, candidato del centrosinistra, che sostenevo quella scelta e Franco Capponi, candidato del centrodestra che, invece, l’avversava apertamente. Pagai anche per la scelta fatta, visto che vinse Capponi. Ma poi si è visto come è andata a finire".

Come?

"Che la discarica è stata realizzata a Cingoli. A seguito di un ricorso, il voto provinciale fu annullato dal Consiglio di Stato e si tornò alle urne nel 2011, quando Capponi venne sconfitto da Antonio Pettinari. Nel frattempo era iniziato il trasferimento dei rifiuti in altre discariche regionali, con costi notevoli. Provincia e Cosmari cercarono di recuperare il tempo perduto, dovendo però fare i conti con ricorsi al Tar prima, e al Consiglio di Stato poi (nove in tutto), con un notevole allungamento dei tempi. Nonostante ulteriori difficoltà in fase d’appalto, nel giugno del 2014 la discarica di Cingoli entrò in funzione, tra l’altro con una corposa indennità versata come indennizzo al Comune. Una sorta di gioco delle parti, visto che lo stesso Comune aveva contestato duramente la scelta".

Qual è l’analogia con il presente?

"Il sindaco di Macerata e presidente della Provincia, Sandro Parcaroli, e il sindaco di Civitanova, Fabrizio Ciarapica, capofila dei comuni di centrodestra, non hanno alcuna volontà di risolvere il problema, fanno solo finta. Il centrodestra ha una robusta maggioranza in seno all’Assemblea territoriale d’ambito (Ata): se lo volesse potrebbe prendere una decisione. Ma le scadenze elettorali sono prossime, non ci si vuole inimicare nessuno, si vuole evitare tensioni e arrivare al voto tranquilli, pensando alle proprie carriere politiche. Poi si vedrà. Intanto, però, la Tari crescerà di circa il 10% l’anno e a pagare saranno i cittadini".

Che cosa bisogna fare?

"Scegliere dove realizzare una discarica non è semplice, indipendentemente da chi governa. Però ci deve essere una guida forte dell’istituzione, nel caso specifico della Provincia, che definisca criteri stringenti per arrivare ad individuare il sito, oppure che affidi questo compito ad un ente terzo, magari l’Università, togliendo preliminarmente dalla lista i comuni che hanno già ospitato una discarica in passato. Ma non si può ragionare su decine di siti, bisogna da subito restringere il campo a due o tre, come facemmo per Cingoli. Ci misi la faccia, partecipai ad un’assemblea durissima a Cingoli per spiegare il senso e l’importanza della scelta, altri soffiarono sul fuoco della protesta per raccogliere facili consensi. Già allora questo allungò i tempi e comportò un onere aggiuntivo di 6 milioni di euro spesi per portare i rifiuti fuori provincia. Oggi ne spenderemo molti di più. Chi pagherà? I cittadini e le imprese, e questo è inaccettabile".