FRANCESCA CIPRIANI
Cronaca

In fuga dall’Ucraina. Emergenza senza fine

Da marzo a ottobre la Caritas ha dato sostegno a quasi duecento famiglie. Dal supporto linguistico ai vestiti: il racconto di chi ha perso tutto

"Da marzo 2022 a ottobre 2023 abbiamo incontrato e supportato 175 nuclei familiari ucraini, per un totale di circa 449 persone, per il 70% donne e il 25% bambini. Oggi ne arrivano ancora, ma parliamo di poche unità". A parlare è Gianni Pettinari, responsabile del Centro d’ascolto della Caritas di Civitanova. "I servizi che abbiamo svolto per loro – aggiunge – sono stati molteplici. Innanzitutto parliamo della mediazione linguistica perché chiaramente per le persone che arrivavano qui, alcune solo con i vestiti che avevano addosso, sentire qualcuno che parla la loro lingua è stato sicuramente un primo aiuto fondamentale per farle sentire accolte. Ciò è stato possibile grazie all’accordo che la Caritas ha stipulato con l’associazione Anolf, di cui fa parte la mediatrice Anastasia Simashova, la quale in questo ha avuto un ruolo fondamentale. "Anastasia non si è limitata solo alle traduzioni, ma grazie a lei è stato possibile fornire un supporto alle persone a 360 gradi aiutandole nei vari passi, in tutte quelle che erano le loro esigenze", spiega Pettinari. Oltre alla fornitura di cibo e vestiario, molto importante è stato l’orientamento sul territorio, per trovare un alloggio: chi non arrivava con l’appoggio di amici o parenti, aveva necessità di trovare un posto per dormire.

"Li abbiamo aiutati anche nelle operazioni burocratiche e a collegarsi con il resto della comunità ucraina nei dintorni", continua Pettinari: "Parliamo di persone che hanno subito un forte trauma, che sono dovute scappare subito senza poter maturare la decisione di lasciare il proprio paese. È una situazione molto diversa rispetto a quella di altre ondate migratorie". Olena, Aleksander, Yevgeniy: sono tre dei cittadini ucraini che la Caritas ha aiutato dall’inizio del conflitto. Grazie alla collaborazione di Gianni e Anastasia abbiamo raccolto la loro testimonianza, a iniziare dalla decisione di scappare da una situazione che diventava sempre più allarmante. C’è chi ancora è qui in Italia e chi invece, nonostante tutto, è tornato nella propria terra.