La mafia della movida. Condanne per 130 anni, ma Perricciolo è sparito

Il processo sulle estorsioni ai locali notturni: pene definitive in Cassazione. Confermata l’associazione a delinquere di stampo mafioso: la prima nelle Marche.

La mafia della movida. Condanne per 130 anni, ma Perricciolo è sparito

La mafia della movida. Condanne per 130 anni, ma Perricciolo è sparito

Condanne definitive sulla mafia della movida, che mise sotto scacco locali notturni e attività varie della regione. Ma uno dei principali protagonisti di quegli anni di malavita, Salvatore Perricciolo, è irreperibile nonostante per lui sia già definitiva anche una condanna per un’altra inchiesta che lo aveva visto protagonista. Mercoledì in Cassazione è arrivato il processo legato all’inchiesta "Gustav", sull’attività della banda negli anni 2008 e 2009. Diciassette imputati e quaranta i capi di accusa, tra i quali l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Mauro Amidei di Jesi è stato condannato a sei anni e sette mesi; Rosario Arienzo di Moie a quattro anni; Nicola Bella di San Benedetto a dieci anni e tre mesi; Mirco Calvari di Loreto a sei anni e sette mesi; Alessandro Cavalieri di Porto Recanati a otto anni e otto mesi; Salvatore Fontana di Cupramontana a sei anni; Agostino Giacchetti di San Benedetto a due anni; Margherita Linardelli di Potenza Picena a quattro anni e un mese; Francesco Maenza, palermitano residente a Mondolfo, a dieci anni e quattro mesi; Roberto Olivieri di Potenza Picena a sette anni; il figlio Salvatore Perricciolo a 14 anni e sette mesi; Alessandro Petrolati di Corinaldo a undici anni, sei mesi e 15 giorni; Agostino Porcelli di Recanati a nove anni e dieci mesi; poi ancora otto anni e un mese a Filippo Riggio, residente a San Benedetto; cinque anni e tre mesi a Sandro Sabini di Teramo; quattro anni a Domenico Sanfilippo, catanese residente a Moie; tre anni a Lorenzo Bitocchi di Loreto. Estorsioni ai locali, spaccio, rapine, incendi, colpi con esplosivi, mitragliatrici e pistole con la matricola abrasa erano le attività della banda, guidata da Marco Schiavi e Salvatore Perricciolo. Schiavi, già condannato all’ergastolo per la strage di Sambucheto, era poi divenuto collaboratore di giustizia dando vita all’inchiesta chiamata "Gustav".

Martedì dunque la Corte di Cassazione ha respinto tutti i ricorsi degli imputati, assistiti tra gli altri dagli avvocati Anna Indiveri, Donato Attanasio, Domenico Biasco, Maurizio Cacaci, Paolo Cecchetti, Gianluca Gattari, Giancarlo Giulianelli. Confermate definitivamente dunque l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso – la prima mai esistita nelle Marche – e le varie imputazioni addebitate al gruppo, con pene per 130 anni di carcere. Solo per Petrolati e Salvatore Perricciolo ha ritenuto errato il calcolo di attenuanti e aggravanti fatto dalla corte d’appello di Ancona, e per ridefinire la pena ha rinviato gli atti alla corte d’appello di Perugia. Petrolati e altri condannati sono già in carcere. Alcuni per via anche dell’altra inchiesta, chiamata "Nuovi orizzonti", le cui condanne sono diventate definitive a febbraio. Anche Salvatore Perricciolo è stato condannato per "Nuovi orizzonti", a 21 anni di carcere. Ma di lui, che negli ultimi tempi si era stabilito a Monte San Giusto, non ci sono più tracce: poco prima dell’udienza in Cassazione si è volatilizzato.

Paola Pagnanelli