La ’Rivoluzione originale’ di Sbarbati: vivere lenti

È uscito l’ultimo singolo del cantautore maceratese. "Vogliamo sempre riempire i tempi morti, io invito invece a rallentare. Unisco musica e filosofia".

La ’Rivoluzione originale’ di Sbarbati: vivere lenti

La ’Rivoluzione originale’ di Sbarbati: vivere lenti

Voglia di vita e di calma, questo alla base della scrittura del cantautore maceratese Lorenzo Sbarbati. Classe 1991, l’artista si fa portavoce di una vera e propria "Rivoluzione originale", la stessa che dà il titolo al suo singolo uscito il primo marzo in distribuzione per Believe Music Italy. Autobiografico e intenso dalle atmosfere vintage, il brano esalta la necessità di vivere la realtà fuori dai social, fermandosi e godendosi il panorama.

Sbarbati, come sono andate le ultime date live?

"Bene. Siamo stati a Roma, al Jey Club e al Pierrot Le Fou, poi a Petritoli nelle Marche. In città c’è sempre un’attenzione diversa da parte del pubblico. In provincia, per la mia esperienza, le persone sono spesso poco interessante ad ascoltare canzoni inedite".

Come si rapporta col pubblico in provincia?

"Cerco di proporre al meglio la mia musica, sperando che qualcosa passi. A volte è frustrante mentre altre si ottengono grandi soddisfazioni. Da un paio d’anni sto girando tutta Italia per i live, è una bella cosa".

Per lei, la rivoluzione dei nostri tempi sta nel rallentare?

"Assolutamente sì. È l’argomento di "Rivoluzione originale". Il fatto che le persone non si fermino denota come vogliano sempre riempire i tempi morti. La rivoluzione sta nell’invitare sé stessi e gli altri a rallentare. Il resto è solo una dispersione".

La velocità è colpa della tecnologia?

"Penso che le cose siano correlate. Insegno Storia e Filosofia e quando vedo i ragazzi avere difficoltà a interagire mi rendo conto di quello che i social hanno creato. È un meccanismo perverso per cui pensiamo tutti di avere un’importanza che non abbiamo".

È una consapevolezza a cui l’uomo può arrivare?

"Prendere consapevolezza della sproporzione tra la piccolezza dell’essere umano e il resto è quello che decreta grande l’uomo. Anche questo fa parte della rivoluzione, riuscire a capire quanto poco contiamo e quanto la realtà vera sia fuori dai social. Lavorando alle canzoni e non pubblicando per un paio d’anni me ne sono reso conto".

Quanto la filosofia influenza la sua scrittura?

"Tantissimo, l’album del 2021 si chiama proprio "Dubito quindi suono". Mi sono sempre posto molte domande e mi piace cercare le risposte unendo il percorso musicale a quello filosofico. Inoltre, credo nel valore educativo dell’arte: per me la musica come puro divertissement non funziona".

Cosa può anticipare del nuovo EP?

"È un progetto completamente nuovo che porto avanti col mio team di musicisti e col produttore Ivan Amatucci. Dopo lo stampo folk dell’ultimo disco ho sentito l’esigenza di rinnovarmi. La nuova veste è più elettronica, con atmosfere di fine anni ‘70 e ‘80 mescolate alla mia vena d’autore, qualcosa di nuovo e retrò insieme. Speriamo ci porti fortuna".