L’amarcord di Jaconi: "Quella rete di Morra a un minuto dalla fine"

Osvaldo Jaconi, ex giocatore e allenatore, ricorda il derby tra Maceratese e Lecco del 1980 e parla della preparazione di queste sfide, della tensione in campo e della passione che ogni giocatore mette nella maglia della propria squadra.

L’amarcord di Jaconi:  "Quella rete di Morra  a un minuto dalla fine"

L’amarcord di Jaconi: "Quella rete di Morra a un minuto dalla fine"

"Calcio d’angolo a favore della Maceratese, i miei compagni prendono la palla, me la passano e calcio lungo verso un Morra indiavolato che segna la rete della vittoria a un minuto dalla fine". Osvaldo Jaconi sfoglia l’album dei ricordi soffermandosi sulla gara disputata al Polisportivo nel novembre del 1980. "Il derby – aggiunge – è una partita speciale, di quelle che tengono banco almeno per un paio di settimane, ma poi continua perché durante la stagione una si informa su cosa ha fatto l’altra".

Jaconi, temevate qualcuno di quella Maceratese targata Pagliari-Morbiducci?

"In quella gara era difficile capire chi fermare perché da ambo le parti tutto era al massimo. C’era, per esempio, Morbiducci che cercava di superare in tutti i modi Iulitti e quest’ultimo non si risparmiava pur di fermarlo. Ricordo la sconfitta all’Helvia Recina nel girone di ritorno quando Faustinella pennellò un pallone per Morbiducci che, sebbene non sia altissimo, salì quasi in cielo per colpire la palla di testa. Ecco, il derby è una gara in cui ognuno dà il meglio di sé".

Da giocatore e da allenatore quanti ne ha vissuti?

"Tanti. Penso a Lecco-Como, Teramo-Giulianova, Livorno-Pisa di fronte a uno stadio pieno, Savoia-Napoli giocata ad Avellino per ordine del questore".

Come si preparano queste sfide?

"Io non le ho mai caricate perché si caricano da sole, anzi in alcuni casi ho cercato di abbassare i toni perché i giocatori erano già al top della tensione e non volevo di certo appesantirli. Lo stesso discorso vale per i playoff, gare che valgono una stagione".

Però ogni giocatore è differente dall’altro.

"Vero, tuttavia un allenatore – dice Jaconi, 76 anni – deve conoscere la propria squadra e trovare la chiave per parlare nel modo migliore. Se è una formazione un po’ sonnolenta occorre pizzicarla, altrimenti ci si rende conto che non è il caso di caricare la partita".

Ci sono stati casi di tensione in campo tra giocatori?

"Mai, c’è sempre stato totale rispetto sia durante la gara che dopo. Noi abbiamo vinto all’andata e perso al ritorno, ma in ogni caso non ci sono state tensioni in campo e alla fine. Si pensava a seguire le indicazioni del tecnico e di farlo al meglio evitando di perdere tempo in inutili chiacchiere che avrebbero potuto fare perdere la lucidità".

Lei è di Lecco, viveva un po’ distaccato questa sfida rispetto ai giocatori del posto?

"Quando metti quella maglia la senti come se fossi nato lì, così vai in campo mettendoci, anima, cuore e carattere".

l. mon.