"Le Casermette non sono un deposito idoneo"

L'architetto Luca Maria Cristini critica la scelta delle Casermette di Camerino come deposito di sicurezza per i beni culturali, ritenendole non conformi ai criteri del Ministero della Cultura. I lavori sono in corso ma Cristini teme che l'edificio non sia adeguato e propone un'alternativa più efficiente.

"Le Casermette non sono rispondenti ai criteri del Ministero della Cultura per i depositi di sicurezza per i beni culturali in caso di emergenza". È l’architetto Luca Maria Cristini, di San Severino, che nel 2019 aveva fatto un appello alle autorità perché si attivassero nella costruzione di un deposito di sicurezza proprio in seguito all’esperienza del sisma del 2016. Lo scorso agosto la notizia che si stavano creando le condizioni per avere finalmente una struttura del genere e, in questi giorni, l’effettivo avvio dei lavori ma "temo che venga realizzato in maniera non adeguata. L’area prescelta è, sì, in località logisticamente efficace rispetto alle aree a rischio sisma; presto, sarà anche nuovo punto nodale della viabilità, ma gli edifici individuati sono per nulla rispondenti ai criteri del Ministero della Cultura. Tutte le caratteristiche necessarie - sottolinea Cristini - sembrano mancare agli stabili delle Casermette di Camerino, a Torre del Parco". L’importo dei lavori, finanziati dal Piano complementare del Pnrr si aggira intorno ai trenta milioni di euro e sono effettivamente stati avviati i lavori strutturali di primo lotto di otto edifici. "Quello che salta subito ad un occhio esperto è la loro scarsa compatibilità alla destinazione di deposito per i beni culturali in emergenza; le Casermette sono una serie di edifici a sviluppo longitudinale con tetto a due falde, spazi interrotti da setti murari che sorreggono le strutture di copertura e che li frazionano. Questi padiglioni, hanno migliaia di metri quadrati di superfici disperdenti e decine di aperture inutili, che, visto il vincolo ministeriale andranno mantenute, dunque dovranno essere dotati di impianti di climatizzazione e di installazioni anti effrazione. Invece di un unico sistema centralizzato, si dovranno avere tante installazioni per quanti edifici saranno impiegati nell’uso: questa moltiplicazione, oltre alle difficoltà d’esercizio, comporterà enormi costi per la gestione". Cristini quindi si chiede se non sarebbe stato più opportuno "sacrificare qualcuno dei 24 edifici per liberare spazio all’interno dell’area ex militare e su tale superficie costruire un deposito compatto come quello umbro. Si avrebbero risparmi nella costruzione e nella successiva gestione. Ho la sensazione che, quella in via di realizzazione sia un’operazione sbagliata del punto di vista tecnico ed anche storico". Gaia Gennaretti