L’esperimento iniziale a Macerata, la sinistra di Maulo la spuntò su Ercoli

Il voto anticipato per lo scioglimento dell’amministrazione Cingolani .

La legge n. 81 del 1993, che disciplina l’elezione diretta dei sindaci, fu approvata il 25 marzo, dopo otto mesi di lavori parlamentari duranti i quali il maceratese Adriano Ciaffi aveva coordinato un comitato incaricato di elaborare un testo che tenesse conto delle proposte dei vari gruppi politici. Il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, promulgò la legge la sera stessa, consentendone l’entrata in vigore prima delle elezioni amministrative di primavera. Macerata non figurava tra i Comuni chiamati al voto quell’anno, ma in seguito ad una crisi politica, che in piena estate provocò lo scioglimento dell’amministrazione guidata dal sindaco Carlo Cingolani, la città rientrò nel turno elettorale d’autunno, insieme a Fermo, Falconara ed alcune grandi città, quali Roma, Napoli.

Le elezioni si svolsero il 21 novembre, ma a Macerata nessuno dei cinque candidati sindaco ottenne la maggioranza assoluta e al ballottaggio del 5 dicembre Gian Mario Maulo, sostenuto dalla lista civica Città dell’Uomo, Pds, Rifondazione, con il 59% dei voti ebbe la meglio su l’altro candidato, Evio Hermas Ercoli (Dc, Psi, Unione di centro), che ottenne il 41%. Maulo, "primo sindaco non democristiano" – come titolò l’indomani il Carlino – fu proclamato eletto il 9 dicembre. Ad inaugurare il nuovo sistema elettorale erano stati a giugno altri sette comuni maceratesi: Civitanova, dove fu eletta Barbara Pistilli, Morrovalle (Sara Giannini), Castelraimondo (Mario Cavallaro), Esanatoglia (Giorgio Pizzi), Bolognola (Alberto Turchetti), Muccia (Fabio Barboni), Penna San Giovanni (Ruggero Cecchetti).

a. f.