PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

"Matteotti prima del delitto: un anticipatore"

Nel suo libro il professore Grasso evidenzia l’impegno del politico in favore delle classi popolari. "Sollecitò gli Stati Uniti d’Europa"

"Matteotti prima del delitto: un anticipatore"

"Matteotti prima del delitto: un anticipatore"

La formazione, la ricerca in Italia e in Europa, le passioni per l’arte e l’amore per la moglie, e il fortissimo impegno per le riforme che potessero aiutare le classi popolari. "Tutto questo era Giacomo Matteotti prima del delitto Matteotti, il momento che tutti conosciamo e che finisce per assorbire una intera figura, come accaduto anche per altri grandi personaggi". Così Mirko Grasso, professore di Italiano e Storia all’istituto Agrario Garibaldi di Macerata, ha voluto "ribaltare il canone", come spiega lui, nel suo ultimo libro "Matteotti, l’oppositore", pubblicato da Carrocci e presentato nei giorni scorsi nella sala Berlinguer alla Camera dei Deputati. Il professor Grasso, leccese di origine, dieci anni fa si è trasferito a Macerata, continuando però a studiare le figure dell’antifascismo democratico con un dottorato all’università di Bologna.

Professore, cosa ha cercato e cosa ha scoperto su Giacomo Matteotti?

"Nel mio libro il delitto è solo nella prima pagina. La carriera politica di Matteotti infatti nasce da consigliere comunale a Fratta Polesine, e solo negli ultimi tre anni parla di antifascismo, quando inizia a smontare il regime come qualcosa di corrotto e controproducente per la classe popolare".

Da dove era partito?

"Matteotti studia a Bologna Diritto penale, in particolare la recidiva. Negli anni Dieci viaggia in Europa per approfondire questo tema. Da consigliere comunale e assessore nel Polesine in quegli anni si occupa di bilanci, di asili, di sostegni alle biblioteche. È un riformista social-democratico, un rivoluzionario che non vuole abbattere lo Stato ma riformarlo. Pensa a una equa redistribuzione della ricchezza, all’avanzamento delle classi diseredate verso nuovi diritti. In Germania, in Francia e Gran Bretagna studia i nuovi istituti assicurativi che stavano nascendo per i lavoratori, nuovi metodi di rieducazione del reo, forme di detenzione diverse, nuove realtà scolastiche. Su queste basi sollecita la nascita degli Stati Uniti d’Europa. Era un grande analista che anticipò molte cose poi accadute".

Ad esempio?

"Mussolini fu cacciato dal partito socialista per la repentina adesione all’interventismo. Matteotti però commentò dicendo che la gente “preferisce chi taglia l’aria con il trinchetto“. Legge il populismo che stava arrivando, il solleticare gli umori più bassi delle masse. E poi parlava della necessità di ritrovare l’unità, ci insegna ancora la strada rispetto alla crisi della democrazia".

Dunque, l’opposizione di Matteotti al fascismo non era solo ideologica?

"Infatti. In un anno e mezzo di dominazione fascista, riesce a smontare il regime su questioni concrete come il bilancio, i rapporti internazionali, dimostrando che tutto era a svantaggio della classe popolare e a vantaggio di armatori e proprietari terrieri. Matteotti conosceva bene Mussolini e lo sbugiardava con i dati. Mussolini diceva che il bilancio era in pareggio, e lui dimostra con i numeri che non lo era, svelando un sistema basato su corruzione e violenza. Matteotti poi scrive ’Il fascismo della prima ora’ e ’Un anno e mezzo di dominazione fascista’, una rassegna dei soprusi e le violenze. Tra l’altro cita anche i disordini nelle Marche e a Macerata. Raccoglie dati a livello nazionale e li sistema, e vede la crisi dello stato liberale".

Ha scoperto anche aspetti privati di Matteotti?

"Una pagina molto interessante è il rapporto con la moglie Velia, una donna di grande cultura, autrice di un bellissimo romanzo. Fu un rapporto determinante per lui, di assoluta parità, insolito tra persone nate a fine Ottocento. Nelle lettere parlano di complicità affettiva e sessuale, di politica, di arte, di film, delle mostre che andavano a vedere girando l’Italia. Diceva che il socialismo non era osterie e vino, ma elevazione delle masse. Era una figura enorme, di cui oggi commemoriamo solo la morte, ma dovremmo pensare a quello che fece nei dieci anni precedenti e ragionare su quei temi".