"Pasolini non fu ucciso per politica. Tante ipotesi per comodità"

Nineto Davoli smentisce motivi politici dietro l'omicidio di Pasolini. Partecipa a evento su regista con aneddoti e riflessioni sulla cultura italiana.

"Pasolini non fu ucciso per politica. Tante ipotesi per comodità"

"Pasolini non fu ucciso per politica. Tante ipotesi per comodità"

"Fu solo una serata sfortunata per Pierpaolo Pasolini. Non fu ucciso per politica". Dal palco del cineteatro Cecchetti, l’attore e amico personale del regista, Ninetto Davoli, ha risposto così a chi gli chiedeva i motivi dell’omicidio dello scrittore, il cui cadavere fu ritrovato sulla spiaggia di Ostia il 3 novembre 1975. Una morte che lascia ancora molti interrogativi aperti. "Mi angoscia parlarne – le parole di Davoli -, ma non c’è una risposta precisa al perché dell’uccisione di Pierpaolo. Non c’è perché qui fanno tutti lo scaricabarile: io ho la mia teoria, i politici ne hanno un’altra per un fatto di comodità, perché ognuno di loro ha un colore differente. A mio avviso, Pierpaolo non è stato ucciso per politica o per ciò che era. L’ultima sera eravamo a cena insieme. Sapevo tutto ciò che gli succedeva, se avesse avuto qualcosa, politicamente parlando, l’avrei saputo. Invece no. Fu una serata sbagliata, sfortunata". Ninetto Davoli e lo sceneggiatore Maurizio Braucci ieri hanno partecipato all’incontro su Pasolini, terzo appuntamento della rassegna ‘Un corsaro in forma di rosa’, promossa dall’Iis Da Vinci con Civitanova Film Festival, Museo Magma e Esteuropa Ovest. Per il resto, è stato pomeriggio di risate che lo stesso attore, con il suo spiccato accento romanesco, ha saputo strappare raccontando aneddoti del rapporto con Pasolini, dalla visita a casa di Totò, fino all’avventura in un villaggio africano, dove "c’erano degli uomini mezzi nudi che facevano i rituali religiosi. Ad un certo punto – ha detto -, il capo venne verso di noi. Sergio Citti mi disse: sta tranquillo, se è vero che la loro usanza è mangiare i capi per assimilarne la forza e l’intelligenza, noi siamo a cavallo. Perché? Prima mangeranno Moravia, Pasolini, Dacia Maraini, quando arriveranno da noi saranno sazi". Tanta ilarità, ma anche amare constatazioni: "Siamo diventati un paese di ignoranti: tu vedi mai qualcuno seduto a leggere un giornale o un libro?". "Nella sua vita – ha aggiunto Davoli -, Pierpaolo ha avuto 32 cause, è stato sempre assolto. Anche quando dagli Stati Uniti gli presentarono offerte onerose, rifiutò sempre perché voleva esprimersi liberamente".

Francesco Rossetti