Quelle lettere d’amore nascoste nell’armadio

Erano state scritte dalla poetessa. Adelaide Nada Vicoli. e sono state usate per tracciare. un profilo della donna.

Quelle lettere d’amore nascoste nell’armadio

Quelle lettere d’amore nascoste nell’armadio

Il ritrovamento fortuito di ventisei lettere d’amore – gelosamente nascoste nel fondo di un armadio guardaroba, della famiglia Mucchi originaria di Morrovalle finito nella loro residenza maceratese – ha permesso alla professoressa Gabriella Almanza Ciotti (già docente di letteratura francese Unimc e Sapienza di Roma) di tracciare un aggiornato profilo della "poetessa crepuscolare" di nobile famiglia, l’allora diciassettenne Adelaide (Lalla) Nada Vicoli (1883-1978), apprezzata – per via del marito avvocato e giornalista abruzzese – anche da Gabriele D’Annunzio.

Nada ebbe modo di conoscere altresì Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio, due colonne storiche del giornalismo partenopeo. Lei stessa ha collaborato a "Il Giornale d’Italia". La sua "storia sentimentale all’alba del XX secolo" è stata quella di una ragazza animata dall’ansia di amore e libertà, ma frenata dalle "rigide convenzioni di una società aristocratico-borghese", le cui ritrovate lettere al giovane e bell’amato Armando – quasi coetaneo – ne testimoniano la "prigionia spirituale". Potevano vedersi – senza dare nell’occhio – nelle ore d’uscita, quando la famiglia faceva le passeggiate alle 19 con la servitù dal centro storico verso il viale del Pincio. Le lettere d’amore (conservate in una scatola rosso-grigia) sono scritte con una grafia minuta, su piccoli pezzetti di carta (uno con una ciocca di capelli), con ricchezza di sentimenti ed una non comune fluidità lessicale. Quella rinvenuta è una "corrispondenza clandestina", che dimostra quanto la ragazza abbia sofferto per non poter esternare liberamente i propri sentimenti in una società fortemente gerarchizzata, come quella di oltre centoventi anni fa.

Una volta finita la storia l’amato (un bel ragazzo classe 1881) non le restituì le lettere come richiesto, né le ha distrutte, pur avendo sposato un’altra. Questo insospettabile materiale d’archivio privato ha finito per arricchire la biografia della poetessa di Morrovalle, nata da genitori entrambi nobili, vissuta a Firenze. Il padre, il colonnello Carlo Achille Nada, era torinese di origine spagnola, la mamma Bianca Bonarelli di nobile famiglia marchigiana. La fanciulla ha avuto come precettore il maestro Augusto Romagnoli, marito di una Grisei, nipote di Saverio, famoso patriota risorgimentale del paese. Tra il 1900 e il 1904 la famiglia veniva anche con le sorelle maggiori Carolina e Beatrice per le vacanze estive, soggiornando nel loro solenne Palazzo del Seicento, in piazza San Bartolomeo, con uno scalone dicesi progettato dal Vanvitelli.

Nella sua dimora Nada ha tenuto "salotto", ospitando compositori come Francesco Cilea ed artisti come Pietro Cascella (pittore-scultore) e molti altri. Mario Latini di Morrovalle l’ha conosciuta molto bene. Ha avuto un colloquio costante con lei sulle poesia e la letteratura. Le ha dedicato un Quaderno monografico. Il professor Gianni Oliva, che pure la conobbe, nel 2019 ha curato criticamente la sua raccolta "Versi" (1905), con lettera prefazione di D’Annunzio.

Ennio Ercoli