"Questi volontari ci hanno salvato"

Yevgeniy Saukh e sua moglie fuggono dalla guerra in Ucraina, arrivano in Italia e affrontano sfide sanitarie e burocratiche, ma ricevono aiuto e ringraziano la solidarietà italiana.

"Questi volontari ci hanno salvato"

"Questi volontari ci hanno salvato"

È il 20 marzo 2022 quando Yevgeniy Saukh e sua moglie arrivano nel nostro Paese, dopo aver affrontato un viaggio a tappe iniziato da Odessa, la loro città. Sono scappati dalla guerra salendo su uno dei tanti treni di evacuazione di massa, gratuiti e messi a disposizione fin da subito: "Abbiamo deciso di fuggire perché le notizie riguardanti ciò che stava succedendo nelle città intorno erano preoccupanti. Sentivamo che i russi uccidevano e torturavano i civili". E dopo il treno è stata la volta del pullman, e poi ancora il traghetto con cui hanno attraversato il Danubio: "Al confine rumeno era tutto pronto per accoglierci: c’era un campo attrezzato con grandi tende e letti, dove si poteva rimanere qualche giorno", racconta Yevgeniy "Se qualcuno non sapeva dove andare, venivano date indicazioni e tutto l’aiuto necessario. Noi avevamo già le idee chiare e, grazie al supporto ricevuto, da Bucarest abbiamo preso l’aereo per Pescara". Yevgeniy (nella foto con Gianni Pettinari e Anastasia Simashova) aveva già delle amicizie nel nostro Paese, per i suoi precedenti rapporti lavorativi nel settore della pelletteria. E sono proprio gli amici ad andarli a prendere in aeroporto e ad ospitarli nel fermano nel primo periodo. Successivamente riescono a sistemarsi in un alloggio anche grazie all’accesso al programma di accoglienza profughi, ma purtroppo, per loro iniziano i problemi di salute. E non è facile affrontarli senza conoscere bene né la lingua né il sistema sanitario italiano: non sapevano come accedere a certe visite e i tempi si dilatavano. "Poi un giorno ci è stato notificato un atto in cui spiegavano che per rimanere all’interno del programma e ricevere gli aiuti dovevamo trasferirci in un’altra regione. "La Caritas – aggiunge – ci ha aiutato a fare ricorso: è stato accettato e siamo potuti rimanere a Fermo, vicino all’ospedale dove le cure sono state avviate". Oggi i signori Saukh sono ancora qui. "Vorrei cogliere l’occasione – conclude Yevgeniy – per ringraziare i cittadini italiani per aver aiutato noi ucraini".

f. c.