PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Ratatà lascia Macerata: "Pronti a ripartire da Jesi"

Il festival dell’illustrazione e del fumetto trasloca dopo le polemiche. Alessandrini: "Ora abbiamo un finanziamento doppio rispetto al passato".

Ratatà lascia Macerata: "Pronti a ripartire da Jesi"

Ratatà lascia Macerata: "Pronti a ripartire da Jesi"

Dopo sei edizioni di successo, il Ratatà festival lascia Macerata per approdare a Jesi "dove ci è stata presentata una proposta che ha ridato slancio a tutti noi" spiega uno degli organizzatori, Nicola Alessandrini. "Nel 2020 – racconta – il festival era stato organizzato, eravamo pronti, era tutto definito, ma il Covid ha fatto saltare tutto. In seguito il nostro gruppo di lavoro si è sciolto e un po’ allontanato, per vari motivi, e si era un po’ persa la speranza di ripartire. Invece poi siamo stati contattati dall’assessore alla cultura del Comune di Jesi, ci è stato chiesto di lavorare su un progetto in quella città e ci è un po’ tornata la voglia, che a Macerata dopo tante polemiche e difficoltà si era un po’ persa". La manifestazione dedicata all’illustrazione, al fumetto e all’editoria era finita al centro di alcune polemiche politiche tra maggioranza e opposizione. "Ma si trattava di questioni minime – prosegue Alessandrini –, più per attaccare l’amministrazione che noi che, da volontari impegnati per realizzare un appuntamento internazionale, ci siamo trovati in mezzo a polemiche futili e dannose. Questo ha creato qualche difficoltà nel proseguire. Poi, con il cambio di amministrazione, l’assessore Sacchi ci aveva contattato per rifare il festival, ma forse anche per motivi personali noi ci eravamo un po’ persi". Ora invece Jesi ha rilanciato, "aprendoci varie porte e partendo da un finanziamento non altissimo, ma almeno il doppio di quello che avevamo a Macerata. Negli ultimi anni a Macerata allestivamo 35 mostre, trovandoci ad affrontare gratuitamente aspetti grafici o installativi del progetto. Ci sono comunque spese vive da sostenere. Avevamo piccoli sponsor, fondi da bandi europei, un crowdfunding, ma non era semplice: un festival del genere costa tra i 35mila e i 40mila euro. A Jesi abbiamo respirato aria nuova che ci ha convinti a riprendere". Anche se a qualcuno è dispiaciuto lasciare la città dove era nato, il festival, spiega ancora Alessandrini, ha un’anima nomade, "che dialoga con istituzioni, associazioni, con grande coralità. Abbiamo voluto cogliere questa possibilità". Grazie a questa, dall’11 al 14 aprile Ratatà tornerà ad aprire i battenti, affollando piazze, strade, centri espositivi e locali, ma a Jesi.