Riforma di Medicina: "Test solo posticipato. Non è un vero stop al numero chiuso"

Silvestrini, preside della facoltà della Politecnica: si rischia un imbuto formativo, la mancanza di medici si sta pian piano riducendo .

Riforma di Medicina: "Test solo posticipato. Non è un vero stop al numero chiuso"

Riforma di Medicina: "Test solo posticipato. Non è un vero stop al numero chiuso"

Sta facendo molto discutere anche nelle Marche la cosiddetta riforma del "numero chiuso" nelle facoltà di Medicina, che ha già incassato nei giorni scorsi l’ok del Comitato ristretto della Commissione Istruzione di Palazzo Madama per quanto riguarda il testo base. In pratica dal 2025 l’accesso al corso base della facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria sarà libero senza che sia più previsto il ricorso ai tanto temuti test di ingresso. All’indomani dell’approvazione sono subito scattate le proteste dei camici bianchi che si interrogano su come si riuscirà a passare, a livello nazionale, dai circa 70-80mila aspiranti medici che ogni anno affrontano il test, ai 20mila posti che potrebbero effettivamente essere messi a disposizione dalle università.

La riforma prevede un primo semestre libero dopo il quale si dovrà sostenere un esame di Stato. Per essere ammessi al secondo semestre, oltre ad aver passato tutti gli esami, sarà prevista la collocazione in una graduatoria di merito nazionale. L’unica cosa certa è che non si tratta della fine del numero chiuso. Il testo, infatti, prevede che il numero di iscrizioni al secondo semestre sia coerente con il fabbisogno di medici stimato dal Sistema sanitario nazionale. Chi non passerà al secondo semestre si vedrà comunque riconosciuti i crediti universitari acquisiti nel primo semestre e potrà quindi continuare gli studi in uno dei corsi di laurea di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria. All’atto di iscrizione a Medicina infatti tutti gli aspiranti camici bianchi dovranno indicare una seconda scelta sempre all’interno di quell’area che potrebbe diventare la loro destinazione finale. In alternativa potranno optare per qualsiasi altro corso di laurea, perdendo però i crediti acquisiti.

Mauro Silvestrini, preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università Politecnica delle Marche, che ne pensa di questa riforma?

"Ci sono ancora molte questioni da chiarire. Di fatto non si abolisce il numero chiuso, ma si posticipa l’esame di ingresso di sei mesi con diverse problematiche connesse, una fra tutte l’impatto psicologico sugli studenti. In pratica si giocano il futuro in un semestre, pensiamo solo al carico di stress che questo si porterà dietro. E poi siamo sicuri di poter dare una valutazione sul loro rendimento che sia omogenea e attendibile in ogni parte d’Italia?".

Quali sono le altre questioni che non la convincono?

"Intanto quali materie andranno a studiare le nuove matricole nei primi sei mesi, quali attività didattiche sono previste? E poi c’è un problema di non poco conto legato agli spazi, alla logistica: in pratica il numero di studenti sarebbe molto più alto di adesso visto che in media con il test di ingresso ogni anno ne viene ammesso uno su quattro. A Medicina qui ad Ancona abbiamo 400 matricole ogni anno, se aboliamo il test ne arriverebbero circa 1500, ma dove li mettiamo? Servirebbe anche più personale docente ovviamente".

Questa decisione, secondo lei, sarà efficace per sopperire alla mancanza di medici?

"Di fatto no perché comunque dopo i primi sei mesi la selezione ci sarebbe lo stesso. La mancanza di medici è frutto di politiche sbagliate degli anni passati ma adesso la situazione è nettamente migliorata. Ad esempio nel 2016 potevamo ammettere solo 160 nuove matricole ogni anno, adesso superiamo le 400 unità. E poi rimangono i tetti di spesa per l’assunzione di nuovo personale: se non andiamo ad agire su quelli diventa tutto inutile. Da noi all’ospedale regionale abbiamo la stessa pianta organica del 2004, eppure in 20 anni le esigenze di personale sono aumentate sensibilmente".

Insomma, per lei la riforma è da bocciare?

"Sì, perché pur tenendo conto di alcune criticità dei test di ingresso, la loro abolizione non può essere la soluzione".