Scuola, 147 dipendenti verso la pensione

In provincia di Macerata, dal primo settembre 2024, 147 dipendenti della scuola andranno in pensione. Il numero è simile a quello del 2023, ma crescerà nei prossimi anni. La fascia di età over 60 è più che raddoppiata, e il 16% ha meno di 50 anni. Si continua ad alimentare la precarietà.

Scuola, 147 dipendenti verso la pensione

Scuola, 147 dipendenti verso la pensione

Dal primo settembre 2024, in provincia di Macerata 147 dipendenti della scuola andranno in pensione. Un numero analogo a quello del 2023, tenuto conto del fatto che i numeri più alti degli anni precedenti, in particolare il 2022, quando andarono a riposo in 276, sono legati all’ormai famosa, ma defunta "quota 100". Si tratta di 96 docenti (13 della Scuola dell’infanzia, 23 della Primaria, 16 della Media e 44 della Superiore) e 49 Ata (10 assistenti amministrativi, 4 assistenti tecnici e 35 collaboratori scolastici), un dirigente dei servizi generali e amministrativi e un educatore. Da segnalare che tra i docenti delle Medie e delle Superiori molti di quelli che vanno a riposo riguardano Matematica e Scienze, meno le altre discipline. In ogni caso sono numeri riferiti alle domande presentate, al vaglio dell’esame dell’Inps, e – quindi – il quadro potrebbe anche cambiare, ma non in modo significativo. Va nel contempo evidenziato che nei prossimi due/tre anni il numero dei pensionamenti è destinato a crescere in maniera rilevante, visto che negli ultimi dieci anni nella scuola il personale over 60 è più che raddoppiato e che, malgrado le assunzioni, il peso di questa fascia di età sul totale dei docenti, Ata e dirigenti scolastici di ruolo è passato dal 9 al 22%. Un altro 22% di lavoratori della scuola ricade nella fascia 55-59 anni, mentre solo il 16% ha meno di 50 anni. "E cresce anche l’età media dei precari, alcuni dei quali entrano in ruolo quando sono prossimi alla pensione", sottolinea Ivan Di Pierro, segretario provinciale della Flc Cgil. "Il fatto è – prosegue – che nonostante si aprano altri vuoti, il Ministero li riempie solo parzialmente con assunzioni in ruolo, cioè a tempo indeterminato. In presenza di tanti posti disponibili si continua ad alimentare la precarietà, attraverso la ’supplentite’".