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Violata la legge sull’immigrazione. Si spaccia per il padre di un bimbo e lo fa entrare in Italia: condannato
Aveva fatto entrare in Italia un bambino pakistano, dichiarando di essere suo padre. Ma non lo era affatto e i documenti erano pure falsi, per questo ieri è stato condannato a tre anni e cinque mesi di reclusione un pakistano. I fatti erano successi nell’estate del 2018 quando l’uomo, Munir Muhammad, per due volte si era presentato all’Ufficio immigrazione della questura, chiedendo il visto di ingresso per un bimbo di 8 anni per motivi famigliari. L’uomo aveva dichiarato che il bambino era suo figlio, e aveva prodotto un certificato di nascita e un passaporto che sembravano emessi dalle autorità pakistane. La questura aveva inviato gli atti all’organo diplomatico competente, e il nulla osta alla fine era stato rilasciato ad agosto, con l’autorizzazione per i piccolo a spostarsi dal Pakistan all’Italia. Ma da ulteriori approfondimenti era emerso che i documenti erano falsi, e che Muhammad non era affatto il genitore di quel bambino, per il quale dunque non poteva chiedere il ricongiungimento. Così l’uomo era stato accusato di falsa attestazione a pubblico ufficiale, falsità ideologica per aver indotto in errore i funzionari della questura e violazione della legge sull’immigrazione. Ieri per lui si è chiuso il processo. Il pm Francesca D’Arienzo ha chiesto la condanna a tre anni e nove mesi di reclusione. Il giudice Domenico Potetti ha inflitto la pena di tre anni e cinque mesi. L’imputato comunque, ieri difeso dall’avvocato Vanni Vecchioli, potrà fare appello contro la sentenza di primo grado.