Agenti penitenziari accusati di tortura, slitta la decisione sull’archiviazione

Agenti penitenziari indagati per tortura durante rivolta in carcere Sant'Anna. Difese sollevano dubbi sulla credibilità dei denuncianti coinvolti. Decisione attesa entro l'estate. Manifestazione contro maltrattamenti organizzata da Volt Italia.

Agenti penitenziari accusati di tortura, slitta la decisione sull’archiviazione

Agenti penitenziari accusati di tortura, slitta la decisione sull’archiviazione

"Non può non essere tenuto in considerazione il ruolo ambivalente di alcune persone offese; parallelamente autrici delle devastazioni e saccheggi del carcere (e quindi indagati nel procedimento collegato) e persone offese nel presente procedimento. In un simile contesto, sia il codice di procedura penale, sia la logica, impongono una enorme cautela in merito alla loro credibilità soggettiva". E’ stato questo uno dei temi affrontati ieri in aula dalle difese dei 120 agenti della polizia penitenziaria indagati nell’ambito della maxi rivolta nel carcere Sant’Anna dell’8 marzo 2020. L’ipotesi di reato contestata agli agenti è quella di tortura, a seguito delle denunce, relative a presunti pestaggi avvenuti quel giorno – quando morirono nove persone – e presentate da alcuni detenuti. Ieri in aula hanno appunto parlato i legali dei poliziotti penitenziari: Cosimo Zaccaria e Alessia Massari per 85 agenti imputati, l’avvocato Angela Pigati per altri venti e gli avvocati Graziano Martino e Claudio Natali. Il giudice dottoressa Carolina Clò si è riservata sull’opposizione all’archiviazione e la decisione dovrebbe arrivare entro l’estate. I legali hanno sostenuto in aula come potrebbero esservi stati intenti "ritorsivi" da parte dei denuncianti o comunque finalità difensive per evitare di essere condannati nel procedimento gemello a loro carico. Infatti molti denuncianti, come detto sono a loro volta indagati per le rivolte dell’8 marzo (il fascicolo a loro carico è ancora aperto) e ieri le difese hanno ribadito come le dichiarazioni degli stessi, fautori dei saccheggi, non possano essere ritenute attendibili. Altro tema sollevato in aula: sarebbero stati denunciati oltre 20 agenti penitenziari che però non risultavano a Modena quel giorno. "Siamo fiduciosi nell’equilibrio e nella capacità di giudizio della magistratura – sottolinea l’avvocato Cosimo Zaccaria –. Abbiamo dimostrato l’innocenza dei nostri assistiti ed il valore da loro espresso nella epocale devastazione compiuta a danno delle strutture carcerarie per oltre due milioni di euro. Furono salvate vite ed evitata l’evasione". L’avvocato Luca Sebastiani, che rappresenta alcuni dei detenuti che hanno denunciato i pestaggi commenta invece: "Il cospicuo numero delle parti processuali non deve condurre a generalizzazioni di massa ed a conclusioni sommarie sulle attendibilità di tutti o di nessuno. Sarà compito del giudice vagliare l’attendibilità di ognuno. E’ necessario che la verità sia accertata a processo nel contraddittorio tra le parti".

Ieri davanti al tribunale è andata in scena una manifestazione da parte di un gruppo di attivisti e cittadini volta a sollevare l’attenzione sui casi di maltrattamenti e tortura nelle carceri italiane. A lanciare l’iniziativa, Volt Italia.

Valentina Reggiani