VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Alice Neri, il processo. Delitto ricostruito in aula. Spostamenti nei filmati, 1800 ore di registrazioni

Un carabiniere ha ripercorso tragitti e orari di vittima e imputato. Gaaloul si difende sui pantaloni del video: "Gli stessi della sera prima".

Alice Neri, il processo. Delitto ricostruito in aula. Spostamenti nei filmati, 1800 ore di registrazioni

Alice Neri, il processo. Delitto ricostruito in aula. Spostamenti nei filmati, 1800 ore di registrazioni

"Io sono abituato a mettere sempre pantaloni stretti e li avevo risvoltati perché fossero stretti. Ma quelli dell’immagine sono gli stessi pantaloni che indossavo quella sera". Nel corso della lunga udienza, ieri, davanti alla corte D’Assise contro Mohamed Gaaloul, accusato dell’efferato omicidio della giovane mamma di Ravarino Alice Neri, l’imputato ha nuovamente rilasciato dichiarazioni spontanee. Lo aveva fatto in passato, per proclamare la propria innocenza e lo ha rifatto ieri a chiusura della delicata udienza, quando in aula è stato mostrato il video che lo ritraeva, la mattina del 18 novembre del 2022, a poche ore dal delitto, a Concordia mentre camminava con addosso un paio di jeans appunto. Secondo il perito della difesa – rappresentata dall’avvocato Roberto Ghini – si tratta dello stesso indumento indossato dall’imputato la notte del delitto; quando Hamma viene immortalato all’esterno del noto bar di Concordia. "Stesse macchie di vernice; stesse pieghe" aveva spiegato il consulente di parte. Non è così per la procura e per il luogotenente D’Agostino che in prima persona si è occupato delle indagini e che ieri ha ripercorso, attraverso mappe, filmati delle telecamere e celle telefoniche tutte le indagini portate avanti in quei giorni. Il militare ha sostenuto infatti che i pantaloni indossati la mattina e chiaramente visibili nei filmati delle telecamere del paese fossero differenti rispetto a quelli che Gaaloul indossava il 17 novembre, al bar, prima di salire sull’auto della vittima. A quel punto Gaaloul ha preso la parola, sostenendo come invece fossero esattamente gli stessi pantaloni indossati la mattina: sembravano più stretti – ha dichiarato – poiché avevo fatto il risvolto. "La lunga deposizione di uno degli investigatori che maggiormente si è dedicato a questa complessa indagine credo abbia sostanzialmente confermato come si tratti di un procedimento indiziario, dove purtroppo fino dal principio sono stati commessi errori non recuperabili – dichiara il legale dell’imputato, avvocato Ghini –. Pensiamo ad esempio alle telecamere dei sistemi di video sorveglianza del Comune di Concordia che sono state chieste in ritardo, quando ormai molti dati erano stati cancellati". Quella di ieri è stata un’udienza particolarmente ‘tecnica’ ma incisiva, in cui il luogotenente D’Agostino ha sottolineato come siano state acquisite immagini da ben 23 telecamere pubbliche. 1800 ore di registrazione, oltre 75 giorni esaminati. Il militare ha mostrato il borsello che indossava l’imputato quella notte, sequestrato poi nella sua camera da letto. (Lo stesso in cui sono state rinvenute tracce d’olio esausto, che sarebbe stato utilizzato per appiccare il rogo, dopo il delitto, all’auto della vittima). E’ stata poi ascoltata in aula la telefonata della giornalista che ha rintracciato Gaaloul il 10 dicembre, mentre l’imputato si trovava all’estero. "Stavo fumando una canna quella sera – si evinceva dall’audio – una ragazza bionda, in auto, mi ha dato un passaggio" ammetteva all’epoca Gaaloul, negando però di sapere che si trattasse della stessa donna poi trovata uccisa nell’auto e ripetendo di non aver fatto nulla. Il carabiniere ha quindi sottolineato in aula come i dati della cella del telefono di Gaaloul alle 3:23 di quel terribile 17 novembre fossero compatibili con la sua presenza allo Smart Cafe di Concordia. L’imputato, alle 3.30 viene quindi ripreso dalla telecamera mentre va nella direzione dell’auto della vittima. Alle 3:40:22 la Ford Fiesta di Alice si immette a bassa velocità in via per Mirandola; alle 7.28 del 18 novembre la bicicletta di Hamma è ancora lì, allo Smart. "La precisione utilizzata nella descrizione di orari e spostamenti, oggi (ieri, ndr) fissa anche dei punti estremamente importanti nella ricostruzione accusatoria" ha commentato il legale della famiglia della vittima, l’avvocato Cosimo Zaccaria.