GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Alta qualità della vita : "Primi in Italia, bene. Ma ora confrontiamoci con le città europee"

La classifica del Sole 24 ore sulla vivibilità delle province suscita interrogativi. Nello sviluppo contano più le capacità dei singoli o il contesto che li sostiene? . Baldini: "Guardiamo oltre confine". Pellacani: "Destra e sinistra, sindaco unitario".

Alta qualità della vita : "Primi in Italia, bene. Ma ora confrontiamoci con le città europee"

Alta qualità della vita : "Primi in Italia, bene. Ma ora confrontiamoci con le città europee"

"Siamo nella top ten in Italia, ma sarebbe ora di confrontarsi con le altre province europee non solo con quelle del nostro Paese". Le classifiche come quelle del sole 24 ore sono un ’giochino’ che tuttavia se preso sul serio costringono a porsi gli interrogativi giusti e fornire idee per lo sviluppo futuro a partrire dal 2024 che . Cosa ha determinato per esempio il salto di posizione a Modena? Siamo in un territorio stimolante, con solide fondamenta economiche, politiche, culturali che favorisce l’intraprendenza di chi ha voglia di fare? Oppure è la capacità iscritta nel dna dei modenesi che arriva a modellare fino all’eccellenza tutto il contesto?

Allargando il discorso all’Italia intera per esempio il professor Emanuele Felice nel suo libro ‘Perché il Sud è rimasto indietro’ attribuisce le differenze non tanto all’intraprendenza individuale (settentrionali laboriosi e meridionali sonnacchiosi, secondo la vulgata) quanto alle capacità delle classi dirigenti (politiche ed economiche) di essersi caratterizzate nel corso dei secoli nel Settentrione – pur tra mille distinguo – per una capacità più ‘inclusiva’, piuttosto che ‘estrattiva’. Laddove nel primo caso si intende la capacità di includere all’interno del processo di sviluppo economico fasce sempre più ampie della popolazione, favorendo il loro contributo alla crescita economica diffusa della società e del territorio. Nel secondo al contrario si pongono le condizioni perché lo sviluppo sia incentrato sullo sfruttamento ("estrazione") di una rendita, appannaggio di una élite privilegiata e delle sue clientele.

E apriamo il dibattito dunque, inaugurandolo con tre personalità rappresentative di alcuni ambiti del tessuto modenese: l’ex rettore di Unimore e candidato sindaco per il centrodestra, il professor Gian Carlo Pellacani, il direttore del teatro Michelangelo Berto Gavioli, l’economista e docente universitario Massimo Baldini.

"Tutto o quasi il centro nord –riflette per esempio Baldini – ha risultati tutto sommato buoni e vicini tra loro quindi direi che il contesto conta tantissimo. Sono interessanti le mosche bianche cioè le province del nord che sono in bassa classifica. Queste graduatorie si assomigliano molto di anno in anno a parte piccoli spostamenti. Sarebbe più utile ormai una bella classifica di tutte le province europee e forse scopriremmo cose interessanti anche su noi emiliani". Gli economisti, prosegue il docente, "dicono sempre che gli incentivi sono importanti: tutte le persone sono naturalmente produttive e collaborative, ma devono essere inserite nel contesto giusto, altrimenti c’è il rischio di ’trappole’ del sottosviluppo o del declino". Viene in mente per esempio l’importanza di avere un territorio bel cablato per le imprese, con un wi-fi funzionante ed esteso, oppure una dotazione infrastrutturale adeguata. Si pensi a quanto hanno inciso nello sviluppo del distretto ceramico le leggi degli anni ‘50 che annoverarono Fiorano tra le 14 aree della provincia ‘economicamente depresse’, nelle quali le nuove imprese sarebbero state esenti per 10 anni ’da ogni tributo sul reddito’.

Nettamente schierato a favore della forza dei singoli invece il direttore del teatro Michelangelo Berto Gavioli e autore del romanzo ‘La casa in città’ da poco pubblicato: "Quello modenese è un benessere che nasce dal basso, da una popolazione intraprendente, che è stata in grado di trasformare questo territorio, nel bene ma anche nel male, come è successo per esempio in alcune zone del distretto ceramico dove la foga dell’industrializzazione si è fatta prendere la mano. Le eccellenze nell’abbigliamento, la meccanica, l’automotive, l’enogastronomia sono il prodotto di una classe imprenditoriale che si è fatta davvero da sé, cresciuta nei decenni". I meriti della classe politica? "Credo che i primati di questo territorio prescindano dalla classe politica". E il benessere economico ha favorito di conseguenza l’offerta culturale, sebbene, rileva Gavioli, "pur essendo una città vivace, non lo è quanto altre realtà: Bologna, al di là della differenza di popolazione, è davvero lontana. L’offerta è varia, l’attenzione c’è, ma esistono città anche delle stesse dimensioni più reattive. Altro argomento è la creatività artistica. Penso a Napoli, che sta vivendo un nuovo Rinascimento, mentre Roma è in una delle fasi peggiori della sua esistenza".

Dal canto sui l’ex rettore e candidato sindaco del centrodestra nel 2009 il professor Gian Carlo Pellacani riprende in parte il discorso di Baldini e individua nel periodo a cavallo tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio dei 2000 il punto di non ritorno: "Da lì mi sembra che Modena abbia smesso di sognare. Il Pil in Italia da anni cresce solo dello zero virgola qualcosa, assistiamo al quotidiano declino della sanità pubblica, della scuola, della sicurezza. Mentre aumentano le povertà". Se leggiamo i risultati della classifica "senza enfasi ideologica, possiamo dire che noi siamo classificati tra i meno peggio. Ma può essere una consolazione questa? I modenesi si confermano un’eccellenza in ambito economico, nella creazione di imprese di valore, e questo da sempre. Ma come giustificare invece i mediocri risultati in ambiente, servizi e sicurezza? Qui siamo di fronte a una esplicita accusa alle amministrazioni comunali della sinistra degli ultimi anni". Non è più la Modena dinamica "che ha saputo tracciare la strada dello sviluppo come quando inventò i Villaggi artigiani, negli anni ‘50 e ‘60, e in seguito con la scolarizzazione tecnica diffusa (scuole di avviamento e istituti) professionali, che diede grande impulso al boom economico degli anni ‘70-80. Io, per esempio, ho avuto il privilegio e l’onore di vivere la nascita della facoltà di Ingegneria nel 1991, frutto di una alleanza fra forse politiche, economiche, sociali e culturali che non si è più ripetuta". Come uscirne? Il professor Pellacani ha un sogno sul prossimo sindaco. "La sinistra è confusa per paura di perdere, la destra silenziosa per paura di vincere. E se si accordassero? Un sindaco, un saggio, garante di un programma condiviso per fare uscire Modena dal ’900 e guidarla nel futuro".