Angeli e Demoni. Colpo di scena in aula: "La madre affidataria è ora indagabile"

La decisione della Corte su richiesta di un avvocato difensore. La donna di 51 anni, reggiana, è residente nel Modenese:. potrebbe essere accusata di falsità ideologica.

Angeli e Demoni. Colpo di scena in aula: "La madre affidataria è ora indagabile"

Angeli e Demoni. Colpo di scena in aula: "La madre affidataria è ora indagabile"

di Alessandra Codeluppi

Lei, una donna che accolse in casa, insieme al marito, la bambina considerata il caso-pilota nell’inchiesta sui presunti affidi illeciti di minori a Bibbiano, era stata citata nel processo come testimone della Procura. Ma, accogliendo la richiesta avanzata dalla difesa dell’assistente sociale Annalisa Scalabrini, la Corte dei giudici presieduta da Sarah Iusto, a latere Michela Caputo e Francesca Piergallini, ha deciso di cambiare la veste processuale con cui dev’essere ascoltata la donna affidataria, ovvero la 51enne reggiana, residente nel Modenese, Maria Carmela Crotti. Ieri è stata dichiarata dal tribunale "indagabile": dunque dovrà essere sentita con le dovute garanzie, cioè l’assistenza di un avvocato e la possibilità di non rispondere perché il suo nome doveva essere iscritto nel registro degli indagati. L’avvocato Cinzia Bernini si è soffermata ieri su un’accusa di falsità ideologica che vede imputate la sua assistita Scalabrini e l’ex responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza Federica Anghinolfi. Secondo la Procura le operatrici avrebbero attestato in modo non veritiero il "migliorato stato emotivo" della bambina, che fu allontanata dalla casa dei nonni l’11 aprile 2018, quando aveva 9 anni, e poi affidata due mesi dopo a Crotti. Bernini ha ravvisato "indizi di reità" a carico dell’affidataria, citando la parte della relazione contestata in cui la bambina, quand’era ancora nella famiglia di origine, veniva descritta: "Rimaneva tutto il giorno sul divano a giocare col tablet o a mangiare fino a che non si sentiva scoppiare". Per l’avvocato Bernini, vi sono elementi per dire che "Crotti avrebbe indotto in errore Scalabrini": e ha sollevato l’attenzione su una mail del novembre 2018 in cui l’affidataria, scrivendo all’assistente imputata, riportava le parole frutto di una confidenza della minorenne a Crotti, che compaiono anche nella presunta relazione falsa: "Sta cercando di recuperare gli anni che a detta sua", cioè della bambina, "ha passato sul divano, davanti a un tablet, riempita di cibo fino alla nausea". In una mail dell’8 ottobre 2018 a Scalabrini, l’affidataria parlava di un buon inizio a scuola e ripeteva che "a detta della bambina, a casa non veniva né seguita ne stimolata". Il 14 settembre 2018, la donna racconta a Scalabrini la felicità della minore che aveva iniziato a fare sport "mentre la madre non voleva", e che la piccola voleva programmare le attività su un cartellone. Il pm Valentina Salvi si è opposta sostenendo "la totale buona fede" di Crotti. In un messaggio "emerge la sua preoccupazione per la psicoterapia che la minore faceva con Bonaretti: la bambina diceva di essere al centro di vessazioni anche dentro la famiglia affidataria, e raccontava molte bugie per attirare l’attenzione degli adulti". Scalabrini, sostiene il pm, "sapeva di queste menzogne e ne parlò con Bonaretti". E Crotti "chiese a Scalabrini di avvisare anche il nuovo perito del tribunale dei minori". Nell’ordinanza letta dal giudice Iusto, si rimarca: "Crotti si limita a lamentarsi delle bugie raccontate dalla bambina a Bonaretti nelle sedute di psicoterapia, che rigusrdavano il rapporto con gli affidatari e non con la famiglia di origine: pertanto non si ritiene che ciò provi in modo indiscutibile la buona fede della teste". Poi "dal verbale di sommarie informazioni" rese da Crotti"non risulta buona fede": per il tribnunle "emerge che la testimone ha riferito alla polizia giudiziaria di non aver mai riferito a Scalabrini le circostanze riportate nella relazione, contrariamente a quanto emerge dalle mail".