Modena, carcere oltre i pregiudizi. Nuove attività rieducative

L’8 giugno partita di calcetto in collaborazione col Lions all’interno del Sant’Anna. Il direttore Sorrentini: "Rivolta ferita aperta, ma dal 2020 tanto è stato fatto".

Nuove attività rieducative in carcere

Nuove attività rieducative in carcere

Modena, 29 maggio 2024 –  "Quella tragedia ha lasciato il segno, è ancora una ferita aperta, ma in quattro anni tante cose sono state fatte". Così il direttore della casa circondariale di Modena Orazio Sorrentini commenta la terribile rivolta scoppiata al Sant’Anna del marzo 2020. Lo ha fatto a margine della conferenza stampa per presentare l’iniziativa del Lions Club Modena ’Un calcio al pregiudizio’, la partita di calcetto in programma l’8 giugno prossimo all’interno del Sant’Anna.

A sfidarsi saranno il team New Voices del distretto Lions 108 Tb e la squadra vincitrice del torneo interno alla struttura penitenziaria. Un’iniziativa che viaggia nel solco della detenzione vista soprattutto come riabilitazione; eventi che stanno prendendo sempre più piede soprattutto nella fase di ’rinascita’ che il carcere ha intrapreso dopo la rivolta dell’8 marzo del 2020 durante la quale morirono nove detenuti. "Quattro anni non sono trascorsi invano – ha detto il direttore del carcere – contiamo di riattivare diverse attività rieducative come quella ad esempio che abbiamo presentato. Rimangono dei problemi – ha proseguito – ad esempio il sovraffollamento; i numeri non sono incoraggianti; circa 550 detenuti sono ben oltre la capienza regolamentare che è di circa 370. Per quanto riguarda i problemi strutturali credo che il Sant’Anna abbia bisogno di alcuni interventi, ad esempio stiamo montando tutti i ventilatori".

Ma sono i progetti rieducativi il capitolo su cui l’impegno è costante. "Lo sport è un momento di relazione – ha aggiunto Sorrentini – per i detenuti il principale problema è come impiegare il tempo della detenzione e ogni direzione si impegna perché questo tempo sia fruttuoso".

Anima dell’iniziativa del Lions club è Susanna Pietralunga, docente di criminologia per Unimore e da tanti anni esperta delle dinamiche carcerarie.

"L’importanza di questo evento – ha spiegato la dottoressa Pietralunga – è quello di costruire un rapporto di connessione tra l’interno e l’esterno dell’istituto penitenziario perché purtroppo esiste storicamente una separazione molto rigida tra queste due entità ma che soprattutto dal 1975 con la riforma dell’ordinamento penitenziario e l’adesione all’ideologia del trattamento, sono diventate e devono divenire sempre di più due entità in una costante comunicazione. Sia da un punto di vista scientifico che culturale – ha concluso – i Lions costituiscono un’associazione che dialoga in modo sinergico con il territorio e con il rapporto tra carcere e realtà esterna".

Emanuela Zanasi