Cirelli presto incontrerà l’autista : "Ha avuto davvero sangue freddo In arrivo telecamere su tutti i mezzi"

Il presidente di Seta dopo l’episodio di violenza: "Non possiamo mettere il bodyguard su ogni autobus, l’ordine pubblico non tocca a noi. Serve educazione, a partire dalle scuole. Personale spesso vessato".

Cirelli presto  incontrerà l’autista : "Ha avuto davvero sangue freddo  In arrivo telecamere su tutti i mezzi"

Cirelli presto incontrerà l’autista : "Ha avuto davvero sangue freddo In arrivo telecamere su tutti i mezzi"

di Daniele Petrone

Presidente Cirelli, la situazione del trasporto pubblico locale attuale si può definire critica?

"Sì. Siamo in emergenza. Ma non solo a Modena e Reggio, è un quadro generale".

La problematica maggiore?

"La carenza di personale. Noi siamo sotto di una quarantina in Seta. Anche i subaffidatari Sogea e Saca faticano tant’é che quest’ultima non riesce a coprire i turni nel servizio extraurbano della bassa modenese. Ma il contorno è di una mancanza d’organico di 10mila autisti in Italia e 275mila in Europa. Così come le aziende non riescono a trovare tornitori e fresatori, per fare esempi. Non significa che dobbiamo rassegnarci, ma la situazione va contestualizzata e considerata".

Dunque, il taglio delle corse è stato necessario?

"Non potevamo fare altrimenti. Abbiamo dovuto fare delle scelte rimodulando gli orari, ma tutelando le fasce di punta e quindi salvando le corse imprescindibili di studenti e lavoratori. Pensiamo sia la soluzione migliore in questa emergenza perché non possiamo vivere nell’incertezza ogni mattina con dieci autisti che non vengono a lavorare causa influenza come accaduto a Modena. Insostituibili coi numeri attuali. Almeno così diamo la possibilità agli utenti – ai quali chiediamo comprensione in questo momento – di riorganizzarsi. E c’è una certezza: se prima alcuni bus passavano ogni 25 minuti, ora sarà ogni 45. È meglio che dire: ‘forse passa’, no?".

Perché il lavoro dell’autista non ha più appeal?

"La pandemia ha cambiato il mondo. Prima avevamo 500 persone che aspiravano a lavorare da noi e si presentavano ai concorsi. Questo ci permetteva di stilare una graduatoria con cento abilitati che ci garantiva il turnover. C’era chi si trasferiva dal Sud al Nord. E c’erano alloggi garantiti, ora le politiche abitative sono un’altra emergenza. Li stiamo cercando con l’aiuto di vari enti, ma è una richiesta fatta anche da altre categorie come insegnanti, medici e poliziotti".

Ora c’è un controesodo: gli autisti, per la maggior parte meridionali, si dimettono e tornano al Sud.

"Al Sud, grazie ai fondi Pnrr, le aziende del trasporto pubblico stanno rifiorendo e assumono. Ma c’è anche un altro problema: l’età media degli autisti è di 50 anni. Non c’è ricambio. È la stessa ‘tempesta perfetta’ che ha colpito la sanità coi medici. Però in Seta, la situazione non è catastrofica come spesso viene dipinta".

Dove potete intervenire voi però per invertire il trend?

"Bisogna lavorare per rendere più attrattivo questo mestiere. Siamo d’accordo coi sindacati che il contratto nazionale vada migliorato e combatteremo per questo, capisco che uno stipendio base di 1.400 euro al mese sia misero per un lavoro impegnativo, in cui serve lucidità e professionalità".

Chi altro deve fare la sua?

"Il Governo. Se si vuole davvero far funzionare il servizio e aumentare il contratto nazionale del 18% come chiedono i sindacati, bisogna implementare il fondo nazionale sul trasporto pubblico che oggi è di 5 miliardi. In Germania è il triplo. Abbiamo bisogno di più risorse e tra l’altro siamo ancora in attesa di parte dei ristori Covid. Seta ha un fatturato di 117 milioni, di cui 45 vanno in stipendi e 55 in carburante. Il resto sono costi vivi. Noi siamo esecutori di un servizio pubblico. Le strategie non le definiamo noi, ma la politica, le istituzioni, i Comuni e le Agenzie della Mobilità".

E il bistrattato accordo per reclutare autisti filippini?

"Chiariamolo una volta per tutte. Un membro della comunità filippina – che a Modena e Reggio conta oltre 3mila persone ben integrate – ha organizzato un incontro col console. Non è che andiamo a prendere gli autisti a Manila per sfruttarli qui, anche perché la patente filippina non è omologabile a quella italiana, ora non potrebbere guidare. Ma si sono interessati alla nostra Academy, la scuola di formazione aperta un anno fa: dura sei mesi, a nostre spese, con la clausola poi di essere assunto e di non poter andare via per tre anni. Nel 2022 abbiamo formato 31 nuovi autisti e altrettanti inizieranno la scuola. Ma sondiamo altre strade".

Ossia?

"Stiamo contattando tutte le comunità straniere del territorio, così come i centri per l’impiego. Non capisco perché se i pachistani sono fondamentali per la produzione del Parmigiano Reggiano, i filippini o altri non possano esserlo per il trasporto pubblico. Ormai i giovani italiani non vogliono più fare certi mestieri. Tra l’altro cito l’esempio virtuoso del Veneto col governatore Zaia che ha cercato autisti in Argentina. Non mi pare ci sia stato un vespaio di polemiche come qui... Inoltre, abbiamo un accordo con le prefetture per segnalarci richiedenti asilo idonei. A Modena abbiamo assunto due profughi afghani in officina".

Cosa farete per migliorare le condizioni lavorative e rendere i turni meno stancanti?

"Gli straordinari sono volontari e non costringiamo nessuno. Poi è chiaro che in questo periodo gli autisti vengono sollecitati perché siamo in emergenza. Ora, non siamo un’azienda perfetta come il Mulino Bianco, ma neppure un campo di concentramento. Abbiamo un buon pacchetto welfare, migliorabile, ma c’è".

Ad esempio?

"A Modena c’è una palestra con istruttore e con attrezzature all’avanguardia aperta dalle 6 alle 21 gratuita per tutti i dipendenti. Ma anche un ambulatorio medico per curare traumi posturali o da stress dovuti al mestiere".

E sulla sicurezza? Aggressioni e raid delle baby gang sono quotidiane. Tre giorni fa c’è stato un accoltellamento.

"A Reggio, il 100% dei mezzi ha le telecamere a bordo, così come gli accertatori indossano le body-cam. A Modena stiamo completando l’implementazione di telecamere su tutti i mezzi. Sull’accoltellamento incontrerò l’autista per ringraziarlo: ha avuto sangue freddo. A livello generale, la partita sulla sicurezza si vince insieme a prefettura e questura. Non possiamo mettere uno steward per ogni bus, l’ordine pubblico non è compito nostro. Ma faremo la nostra parte".

Come?

"Facendo una campagna di sensibilizzazione e lavorando sull’educazione con scuole e genitori. C’è rispetto zero per gli autisti che devono essere considerati professionisti. Nessuno va dal dentista e lo manda a quel paese. Poi se un genitore mi dicesse: ‘tu pensa a trattare meglio gli autisti’, risponderei che tutto ciò in realtà va di pari passo. Come possiamo essere attrattivi se chi guida viene costantemente vessato da passeggeri? Ecco perché vorrei fare un appello finale: giochiamo la partita insieme, ma con ruoli diversi. Non voglio fare il Mattarella, ma dobbiamo ascoltarci di più tutti. Noi, istituzioni, lavoratori, sindacati, e cittadini. Si può discutere e anche litigare, ma l’obiettivo deve essere unitario: Seta deve funzionare perché è un patrimonio di tutti".