BEPPE BONI
Cronaca

Clima e insetti, la crisi della pera: "Servono investimenti e ristori"

L’Emilia-Romagna resta leader ma nel 2023 la produzione è crollata al minimo storico: persi 340 milioni

Clima e insetti, la crisi della pera: "Servono investimenti e ristori"

Clima e insetti, la crisi della pera: "Servono investimenti e ristori"

L’allarme sulla crisi in cui è precipitato il settore produttivo delle pere scuote il mondo dell’agricoltura come un albero investito dal nubifragio. Il 2023 si è chiuso con una produzione di 180mila tonnellate, il minimo storico con un calo del 63% rispetto al 2022. Imprenditori, associazioni ed enti pubblici sono al capezzale della pera per risollevare il settore. Adriano Aldrovandi (foto), coltivatore modenese, è presidente di Unapera, consorzio di produttori che comprende circa mille aziende.

La coltivazione della pera ha speranza di riprendersi?

"L’Italia e l’Emilia Romagna, sono sempre state leader in Europa. Per vari fattori abbiamo perso terreno. Ci vorrà tempo, ma se arrivano i ristori promessi e con il cambio di strategia in corso siamo in grado di risalire".

Cosa ha dato la spallata?

"Effetti climatici e agenti patogeni contro cui spesso mancano strumenti di difesa".

Lo scenario?

"Il settore nell’ultimo decennio ha perso oltre il 35% delle superfici coltivate. Gli anni recenti sono stati devastanti. Le cause: nel 2019 e nel 2020 la cimice asiatica e la maculatura bruna, nel 2021 le gelate primaverili e siccità, nel 2022 la siccità, nel 2023 di nuovo il gelo tardivo e l’alluvione. Nel 2023 sono andati perduti 340 milioni di euro".

L’Emilia Romagna come è posizionata in Italia?

"Deteneva il 65% della produzione. È ancora leader, ma siamo scesi al 56%".

L’export come va?

"Ha subito un calo significativo. E la crisi produttiva apre il mercato dell’ import a Paesi extraeuropei che non hanno i nostri standard".

E Il comparto biologico?

"Siamo al 9% della produzione, si punta a un target superiore".

Per garantire una prospettiva di difesa delle coltivazioni cosa è necessario fare?

"Con la Regione e le associazioni stiamo studiando un piano che prevede reti antigrandine utili anche per respingere gli insetti nocivi se strutturate in modo da coprire la pianta fino in terra. Poi sono necessari gli impianti antibrina dotati di ventole e impianti di irrigazione per mitigare gli effetti del caldo".

Gli agricoltori sono in grado di sostenere i costi?

"Soffrono una forte crisi di liquidità perché stanno aspettando i ristori relativi al 2023 che giudichiamo insufficienti e non ancora incassati. I fondi ci sono ma il meccanismo deve essere rapido, altrimenti perde efficacia".