A lasciare l’azienda ospedaliero-universitaria c’è il dottor Claudio Vagnini.
Vagnini, com’è stata l’esperienza a Modena? "Un’esperienza bellissima, mi sono trovato benissimo e sono davvero molto soddisfatto degli anni di lavoro".
Un rimpianto e una soddisfazione? "Tanti rimpianti, principalmente perché il tempo a disposizione è stato poco. Sono arrivato qui nel luglio 2020, all’inizio della seconda ondata di Covid, e quindi per due anni la priorità è stata quella. Una volta usciti dall’incubo della pandemia abbiamo iniziato a fare tantissime cose, ma avremmo avuto bisogno di più tempo. In primis, abbiamo nominato tanti nuovi primari e sistemato moltissime situazioni sospese, sono molto contento di questo. Ho avviato l’azienda sul percorso di umanizzazione ospedaliera, un progetto che ci ha portato davanti al Papa e al parlamento. Con progetti di questo genere abbiamo reso Modena un posto importante, un traino su questi percorsi per le altre città. Sono quindi estremamente orgoglioso di aver lavorato con professionisti di questo calibro, con tutte le componenti della macchina, compresi gli enti di volontariato".
Come ha trovato l’ospedale al suo arrivo? "All’inizio della pandemia qui c’era un ospedale pieno di persone che si ammazzavano di lavoro e che svolgevano un’attività straordinaria. Ho assistito a disponibilità infinita oltre che a sacrifici enormi. Per aver vissuto questo con loro gliene sarò sempre grato. Mi ricordo bene l’inaugurazione delle due terapie nuove. Ricordo i terapisti chiusi nei reparti per curare le 400 persone ricoverate, 90 delle quali in terapia intensiva. Il sistema sanitario pubblico è stato grande nel Covid e la gente dovrebbe rendersene conto".
In futuro dove si vede? "Spero davvero che ci sia la possibilità di continuare a curare i percorsi di umanizzazione, magari con consulenze, magari da libero professionista. Mi aspetta la pensione ma ho intenzione di rimanere attivo: ho voglia di lavorare nel pubblico, non ho intenzione di lavorare nel privato".
o.fi