Export macchinari, la crisi picchia ma Modena resta ai vertici

Il primo mercato è quello tedesco: per il territorio parliamo di un valore aggiunto pari all’1,22%

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E’ il prodotto maggiormente venduto sui mercati esteri, traino del made in Italy: stiamo parlando dei macchinari. La crisi in corso, però, sta manifestando effetti rilevanti sul settore. Lo spiega Lapam, in base a una sua indagine sul comparto. A maggio 2020 le esportazioni di macchinari nel mondo scendono del 29,9% – in linea con la media della manifattura – in attenuazione dopo il dimezzamento (-51%) delle vendite all’estero di aprile, che segue la flessione del 21,3% rilevata a marzo: nel complesso del trimestre marzo-maggio 2020 le vendite all’estero si sono ridotte del 33,6%, in valore assoluto pari a minori ricavi per 7,4 miliardi di euro. Nel trimestre marzo-maggio 2020 la produzione di macchinari è scesa del 37,6% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, con una maggiore accentuazione per le macchine da miniera, cava e cantiere (-57,8%), macchine per la metallurgia (-56,1%), macchine utensili per la formatura dei metalli (-52,5%) e macchine per le industrie tessili, dell’abbigliamento e del cuoio (-49,7%).

La Germania è il primo mercato di destinazione dei macchinari made in Italy. Nei primi cinque mesi del 2020 il saldo commerciale di macchinari e attrezzature con la Germania è positivo per 128 milioni di euro, differenza tra 2.984 milioni di euro di macchinari esportati tra gennaio e maggio 2020 a fronte di 2.855 milioni di euro di importazioni.

L’Ufficio studi Lapam evidenzia che nel primo trimestre 2020 la regione con la maggiore propensione all’export di macchinari in Germania è l’Emilia-Romagna, dove l’export di questo settore sul mercato tedesco vale l’1,28% del valore aggiunto regionale, nettamente avanti a Veneto, Piemonte e Lombardia. In questo senso Modena è ai vertici nazionali con un valore leggermente inferiore a quello regionale (1,22%) al quattordicesimo posto assoluto in Italia.

Per quanto riguarda la produzione e l’esportazione di macchinari, l’industria meno penalizzata sarebbe quella dell’imballaggio che non ha sofferto in modo grave PER la crisi poiché il packaging è uno dei settori rimasto attivo durante il lockdown, sebbene in tono minore e con lo stop in alcune parti della filiera. Il mercato è in flessione ma i risultati non sono drammatici come per gli altri comparti, come quello delle macchine per ceramica.