Fonderie, l’appello 74 anni dopo: "Una lapide in piazza Grande. Tutti devono ricordare l’eccidio"

Arturo Ghinelli, nipote di una delle vittime: "Ci riproviamo con la nuova amministrazione" "Un monumento anche in centro storico visibile a giovani e turisti. Teniamo alta l’attenzione" .

Fonderie, l’appello 74 anni dopo: "Una lapide in piazza Grande. Tutti devono ricordare l’eccidio"

Arturo Ghinelli, nipote di una delle vittime: "Ci riproviamo con la nuova amministrazione" "Un monumento anche in centro storico visibile a giovani e turisti. Teniamo alta l’attenzione" .

di Giorgia De Cupertinis

"A nome dei familiari dei sei operai uccisi dalla polizia il 9 gennaio 1950 davanti alle Fonderie Orsi, rinnoviamo oggi, ancora una volta, il nostro appello: chiediamo che venga posta in piazza Grande una lapide in memoria dei nostri cari, a disposizione dei turisti e della memoria dei cittadini, soprattutto dei più giovani. È un appello che portiamo avanti da molti anni, ma che non ha mai avuto un reale riscontro. Ora ci riproviamo con il nuovo sindaco".

Lo scrive nero su bianco Arturo Ghinelli, nipote di Arturo Malagoli ("ho questo nome proprio in memoria di mio zio") che, nel lontano 1950, perse la vita a soli 21 anni. E lo ribadisce, con tono deciso, "perché questo pezzo di storia non finisca mai nel dimenticatoio".

Ghinelli, qual è l’obiettivo di questa vostra richiesta?

"Ricordare, ricordare, e ancora ricordare. Serve un monumento, in centro e in una zona frequentata, che possa mantenere sempre alta l’attenzione su quello che accadde settantaquattro anni fa. Fu una strage che sconvolse la nostra città: è vero, il 9 gennaio di ogni anno, con la commemorazione, la comunità riporta l’attenzione su quel massacro, ma un giorno all’anno non basta. Servirebbe quindi una lapide, posta non a caso in piazza Grande, che possa rimanere fissa e immortalarne il ricordo, come quella che c’è a Genova e che, al contrario, manca a Modena. C’è un cippo alle ex fonderie, è vero, ma si può fare di più".

Perché proprio in centro storico?

"Così che possa essere osservata anche dai turisti, dalle persone di passaggio, che magari non conoscono la storia e che, in questo modo, potrebbero invece documentarsi sull’accaduto.Per questo la posizione del centro storico ha un significato particolare. Non sottovalutiamo mai l’importanza della memoria, soprattutto con le nuove generazioni".

Ci sono, eventualmente, anche altre proposte?

"Si potrebbe, ad esempio, emulare ciò che hanno fatto a Bologna con le pietre d’inciampo che riportano i nomi delle vittime della strage in stazione.

Mia madre mi raccontò che, tanti anni fa, poco dopo la strage, era stato inizialmente pensato di collocare le foto delle sei vittime sotto la Ghirlandina: poi però non se ne fece più nulla".

Per questo motivo, il suo appello è rivolto al sindaco.

"Sì. Sono fiducioso: spero che possa ascoltare e accogliere questa nostra richiesta. So che conosce bene il valore e il ruolo centrale che la memoria riveste per la società".

Cosa le hanno raccontato di quel terribile giorno?

"Mia madre viveva a Modena, nella sua casa di via Carteria. Suo fratello Arturo, mio zio, era arrivato da Nonantola per partecipare alla manifestazione, con un suo amico. Prima si fermò a casa di mia madre per posare la sua bicicletta: una bici che non tornò mai più a riprendere...

Quell’eccidio rappresenta un pezzo indelebile della storia di Modena: per questo, lo ribadisco, la memoria riveste un ruolo cruciale nella vita di tutti noi, perché trasmettere quello che è successo alle future generazioni è fondamentale.

Una lapide in centro storico può aiutarci a farlo, ma coinvolgendo sempre più persone, ed è per questo che da anni continuiamo a insistere".