Gli esperti del settore: "Arte provocatoria?. Nella nostra storia ci sono tanti esempi"

Medici: "Dagli impressionisti fino a Lucio Fontana e Piero Manzoni". Carnevali: "Violenza intollerabile. Il dialogo è la strada da seguire".

di Giorgia De Cupertinis

Dalla raccolta firme, al rosario di riparazione, all’esposto in Procura fino al camion vela contro la mostra "blasferma". In meno di un mese, sul quadro Inri - San Longino si sono scatenate polemiche, critiche, scontri. Tanto da terminare, poi, con il "peggiore degli epiloghi": l’opera vandalizzata e l’artista ferito.

"E dire che io la mostra l’ho vista – afferma l’esperto d’arte Augusto Medici – e invito anche gli altri ad andarla a vedere. Sicuramente è un quadro provocatorio, ma è vero anche che la malizia sta negli occhi di chi guarda. È normale avere dei sospetti davanti a un’opera di questo tipo, ma allo stesso tempo non si può accusare qualcuno senza una prova evidente: chi osserva un quadro deve domandarsi anche sul messaggio che l’artista intende inviare al suo pubblico". Inoltre "se è stato accettato all’interno di una chiesa – evidenzia Medici – significa che quest’opera non è risultata essere scabrosa o anti-religiosa. Se guardiamo al passato, sono numerosi gli artisti che hanno fatto della propria arte una vera e propria provocazione: alcuni sono riusciti persino a mettere in campo rivoluzioni e hanno così aperto nuove vie di sviluppo. Chi più e chi meno. Ma di certo non è la prima volta".

"Possiamo guardare agli impressionisti, così come possiamo fare riferimento ad artisti contemporanei. Pensiamo a Piero Manzoni – continua Medici – fino a Lucio Fontana e molti, moltissimi altri ancora. Non è la prima volta che arte e provocazione si incontrano".

In passato "c’era una censura molto più forte per questo tipo di cose – prosegue l’esperto d’arte – mentre adesso ci sono meno filtri. Purtroppo questo momento storico non è propizio e ci sono dei temi, come quello religioso, ben più fragili di altri. Questo non toglie però che la violenza è e rimarrà sempre intollerabile: sono gesti che non hanno giustificazioni. E poteva finire davvero male". "In cinquant’anni che ’mastico’ arte, infatti, posso dire di aver sentito pareri e giudizi di ogni tipo – conclude Medici –: è giusto esprimere la propria opinione, ma non in questi termini".

Ad addentrarsi nell’episodio – che ha lasciato sotto choc l’intera comunità – è anche l’artista modenese Erio Carnevali. "Una situazione incresciosa: travestirsi e aggredire un’artista davanti al suo quadro è qualcosa di inammissibile. Sicuramente trattare temi religiosi attraverso la propria arte non è semplice: questo perché sono temi che arrivano dritto allo spirito di chi sta osservando – continua l’artista –. In quei casi si ha a che fare con il sacro, con qualcosa difficile da definire, ma che sta al di sopra di noi. Anche per questo motivo, bisogna ’preparare’ i fedeli attraverso il dialogo e la conoscenza. Accompagnarli verso la possibilità di guardare le cose anche attraverso nuovi punti di vista. È molto importante soprattutto perché la resistenza al cambiamento è un aspetto sempre più radicato nella nostra cultura o nella nostra città. Bisogna educare la città a realtà nuove, ma farlo gradualmente, coinvolgendo realmente chi abbiamo intorno. Una mostra inizia e finisce, è vero, ma gesti di questo genere, così violenti, sono da condannare all’istante".