MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

"Il cinema italiano ha il volto di Elvira Notari"

Il giornalista e scrittore Emanuele Coen oggi racconta la vita sconosciuta dell’artista e donna straordinaria nel libro ’La figlia del Vesuvio’

"Il cinema italiano ha il volto di Elvira Notari"

"Il cinema italiano ha il volto di Elvira Notari"

Il giornalista e scrittore Emanuele Coen, oggi pomeriggio alle 15.30 al parco della Memoria, nell’ultima giornata del Memoria Festival di Mirandola, racconterà al pubblico chi era ‘La donna che ha inventato il cinema italiano’. Ossia, la vita pressoché sconosciuta, e le tante opere perdute, di Elvira Notari, ‘la Marescialla’ del cinema muto italiano, straordinaria donna e artista, cui Coen ha dedicato il suo libro ‘La figlia del Vesuvio’.

Chi era Elvira Notari?

"Un’assoluta pioniera: appassionata, precisa e tenace, scriveva, girava, montava e colorava i suoi film, tutti ambientati a Napoli, sua città d’adozione. All’inizio del Novecento, Elvira Notari è stata la prima donna regista del cinema italiano. Determinata, creativa, risoluta, ha guidato da protagonista il boom della settima arte, eppure oggi il suo nome è noto solo tra gli addetti ai lavori e sconosciuto al grande pubblico. Una storia, la sua, in gran parte avvolta nel mistero, anche perché della sua vasta produzione restano solo tre lungometraggi e nessuna intervista".

Come mai è rimasto così poco

della sua eredità sia professionale che personale?

"Di Elvira Notari rimane poco dal punto di vista materiale, come detto solo tre film, conservati nella Cineteca nazionale di Roma. Gli altri film e cortometraggi sono andati invece purtroppo perduti. Dal punto di vista della storia del cinema, invece, Elvira viene considerata una figura fondamentale, pioniera del Neorealismo, femminista ante-litteram. Gli studiosi di cinema la celebrano ma purtroppo il pubblico continua in gran parte a ignorarla. Spero che ‘La figlia del Vesuvio’ possa accendere la curiosità dei lettori".

Perché ha deciso di scrivere un libro sulla sua figura?

"Mi sono appassionato a lei nel 2017, quando ero a Napoli per lavoro, per fare un reportage sulla ‘primavera cinematografica napoletana’, vista la proliferazione di film e serie tv ambientate in città a partire da ‘Gomorra’. Non ne avevo mai sentito parlare, ma mi è sembrata da subito una storia straordinaria. Nelle settimane successive mi sono documentato".

E cosa ha scoperto?

"Ho realizzato che si trattava di una figura di riferimento per gli addetti ai lavori, gli esperti di cinema, ma assolutamente ignota al grande pubblico. E agli stessi napoletani. Non si sa cosa pensasse, quali emozioni provasse: dunque, la sfida che ho racolto è stata colmare quel ‘vuoto’ attraverso la finzione, il racconto immaginario della sua esistenza. In un certo senso la parte inventata del romanzo è quella più autentica".

Come si intreccia la storia di Elvira come regista con il rapporto d’amore con il marito Nicola?

"Nicola è un uomo generoso, discreto e lungimirante. Accetta che la moglie prenda la scena, in un’epoca in cui le donne sono soltanto madri e non hanno alcun ruolo pubblico nella società. Lui invece sostiene l’emancipazione della moglie. Insieme scoprono il cinema muto mentre nasce e hanno lottato contro la censura per diffonderlo non solo in Italia ma anche nella comunità italo-americana".