Il dirigente dell’Aou Mario Lugli: : "Ormai per noi è una lotta quotidiana"

L’esperto: "Attacco particolarmente violento, ma ne riceviamo continuamente"

Il dirigente dell’Aou Mario Lugli: : "Ormai per noi è una lotta quotidiana"

Il dirigente dell’Aou Mario Lugli: : "Ormai per noi è una lotta quotidiana"

"Siamo di fronte ad una attività criminale a tutti gli effetti e in quanto tale oggetto di indagine. Riceviamo attacchi tutti i giorni ma questo era grosso". Così l’ingegner Mario Lugli, direttore del servizio tecnologie dell’informazione Aou in merito all’attacco dei cyber terroristi. "Hanno agito attraverso un virus ransomware, criptando fortunatamente solo parte dei nostri archivi e quindi quello che stiamo facendo è rimuovere queste mine, i virus, – ha spiegato – e recuperare, laddove sono riusciti a compromettere i dati, dei backup. Backup che abbiamo perché i nostri sistemi informatici sono costruiti attorno alle misure di sicurezza dell’agenzia per l’Italia digitale. Questi sistemi prevedono non uno, ma più backup in tempi diversi, e quindi abbiamo a disposizione più sorgenti di dati per recuperare le informazioni eventualmente danneggiate". L’ingegner Lugli continua: "Sappiamo, oggi, che questi criminali a volte organizzano gli attacchi poi li ’vendono’: quindi non agiscono direttamente, ma fanno agire altri fornendo loro ‘le armi’. Siamo di fronte a reti criminali – sottolinea – veramente ben organizzate. E’ una lotta quotidiana: questo è un attacco che ci ha colpito duramente – specifica – ma noi tutti i giorni subiamo attacchi che facciamo ‘deflagrare’: mine che arrivano tramite la posta, tramite altri sistemi. Tutti i giorni combattiamo, ma questa volta si è trattato di un grande attacco e quindi il tipo di reazione è stata quella possibile, ovvero bloccare tutto. Ci siamo ‘chiusi dentro’ in modo tale da poter ripulire, ripartire e in questo modo garantire la sicurezza dei dati". Per quanto riguarda i dati dei cittadini sottoposti a rischi, Lugli sottolinea come vi siano indagini in corso da parte dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e della polizia postale. "Abbiamo visto tutti che questo può avvenire, però se anche queste informazioni fossero disponibili, non è compito nostro andarle a recuperare ma dell’autorità giudiziaria. La ‘falla’, se così si può dire, ancora non l’abbiamo trovata poiché le modalità di attacco possono essere molteplici e i nostri sono sistemi aperti, al servizio del cittadino. Quindi la scelta di poter fornire strumenti al cittadino automaticamente apre delle porte verso l’esterno, che cerchiamo di difendere in tutti i modi e con i criteri che la tecnologia ci offre".

v. r.