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Cronaca

Il grande terremoto. Riapre il duomo di Finale. Devastato dodici anni fa, è un simbolo di rinascita

Le foto del sagrato ingombro di macerie fecero il giro del mondo. Il sisma provocò 28 morti, 300 feriti, 45mila sfollati, 495 chiese lesionate. La lenta opera di recupero. Il parroco: "È come tornare da un lungo esilio".

Il grande terremoto. Riapre il duomo di Finale. Devastato dodici anni fa, è un simbolo di rinascita

Il grande terremoto. Riapre il duomo di Finale. Devastato dodici anni fa, è un simbolo di rinascita

di Stefano Marchetti

MODENA

Dodici anni fa a Finale Emilia, in tutta la Bassa modenese, nel vicino Ferrarese e nei paesi del Bolognese c’erano macerie, dolore, lacrime, paura. La terra continuava a tremare, le torri erano crollate, case, chiese, palazzi, fabbriche si erano squarciate. Quelli del terremoto sono stati fra i giorni più terribili che questa regione abbia mai vissuto: il sisma causò 28 morti, 300 feriti, 45mila sfollati e danni per più di 12 miliardi di euro. È stato faticoso, è stato difficile e pure complicato, ma passo dopo passo si è ricominciato a vivere, a ricostruire. E ogni volta che si riaccende una luce, è sempre una festa.

Proprio come a Finale, dove domenica prossima, a dodici anni da quella notte di terrore, riaprirà l’antico Duomo che fu uno dei primi simboli del terremoto. Già all’alba del 20 maggio 2012 le foto delle macerie che avevano invaso tutto il sagrato fecero il giro del mondo. "È come tornare da un lungo esilio", sorride con sollievo don Daniele Bernabei, parroco di Finale. I lavori per il restauro del Duomo sono iniziati già il 25 marzo 2019, hanno dovuto affrontare il periodo del Covid e tutti i rincari delle materie prime: l’investimento complessivo – finanziato dalla Regione tramite il Programma delle opere pubbliche e dei beni culturali – è stato di poco più di sei milioni di euro. La meraviglia ritrovata del Duomo splende e incanta. Intitolata ai Santi Filippo e Giacomo Apostoli, la chiesa ebbe già un’antenata nel XIII secolo ma fu riedificata e ampliata tra la fine del ‘400 e la prima metà del ‘500: come li vediamo oggi, con il loro fascino barocco, gli interni risalgono al ‘700. Una curiosità: fino al 2002 il Duomo di Finale fu di proprietà del Comune (e infatti lo stemma civico compare anche al centro della navata), poi venne ceduto alla parrocchia.

Domenica pomeriggio a Finale sarà grande festa con la solenne celebrazione presieduta da monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena e vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana. Ci saranno anche un concerto di campane e perfino un annullo filatelico speciale. "Per tutti noi significa anche recuperare un senso di comunità", sottolinea Elisa Cavallini, assessore alla cultura. E – come ospite speciale – è tornato anche il prezioso dipinto del Guercino raffigurante la Madonna, il Bambino e San Lorenzo che l’artista centese realizzò esattamente quattro secoli fa proprio per Finale.

Dopo il sisma, in tutto il cratere si contarono ben 495 chiese danneggiate, di cui 325 risultavano inagibili: a oggi – sottolinea la Regione – sono state stanziate risorse per 382 milioni di euro su 478 edifici e – ha informato ieri a Finale Davide Baruffi, sottosegretario alla Presidenza della Regione – sono 371 le chiese già recuperate e riaperte al culto. Nella diocesi di Modena, altre sette riapriranno entro l’anno. Ma, certo, ci sono anche tanti edifici storici che – proprio per la complessità degli interventi e le ovvie esigenze di attenta tutela – ancora aspettano un futuro. Chiese devastate dal sisma, come quella di San Felice sul Panaro, palazzi storici, teatri ancora chiusi. Sulle opere pubbliche e i beni culturali, sono 734 i cantieri conclusi, 457 quelli in corso. C’è ancora da fare, ma una luce che si riaccende è sempre un segno di rinascita.