Il mito incontra Freud ’Fedra’ allo Storchi

Il regista Tiezzi e la tragedia di Racine: "Rilettura attraverso la psicanalisi". Elena Ghiaurov: "Lo spettatore è testimone e giudice"

Il mito incontra Freud ’Fedra’ allo Storchi

Il mito incontra Freud ’Fedra’ allo Storchi

‘Fedra’ di Jean Racine, nella traduzione di Giovanni Raboni, con la regia di Federico Tiezzi, arriva a Modena al Teatro Storchi da stasera a domenica (stasera e domani alle 20.30; sabato alle 19; domenica alle 16). Nella produzione Ert/Teatro Nazionale con Fondazione Teatri di Pistoia, Compagnia Lombardi-Tiezzi, il regista, uno dei maestri italiani in questo campo, guida la protagonista, ‘Fedra’, impersonata dalla grande attrice Elena Ghiaurov (figlia del grande Nicolai). "Dopo aver affrontato negli anni le tragedie di Sofocle (‘Antigone’) ed Euripide (‘Ifigenia in Aulide’ e ‘Medea’) - afferma Federico Tiezzi - sono finalmente riuscito a realizzare un mio storico sogno, ossia mettere in scena ‘Fedra’ di Racine il quale, nel 1667, ispirandosi alla tragedia greca, ha sancito così la fine del mito classico, che scompare sotto i colpi dell’Illuminismo". Quella rappresentata è una "‘Fedra’ riletta attraverso la psicanalisi – prosegue il regista – perché lei potrebbe essere uno dei casi clinici di Freud. E’ un dramma borghese, quasi un Ibsen ante-litteram che, pur imbevuto di cristianesimo giansenista e filosofia morale, è diventato nei secoli la più grande opera sulla passione erotica che il teatro abbia mai prodotto. In una dimensione claustrofobica, dove la ragione scompare sotto la violenza e la tensione del desiderio, i mostri che affiorano di continuo nelle parole dei protagonisti sono quelli dell’inconscio, ancestrali, interpretabili solo con l’ausilio della psicanalisi freudiana. E sotto la sublime, levigata musicalità del verso si rintracciano le figure e le azioni di una tribalità arcaica, dall’incesto all’uccisione del padre". Nel palazzo reale di Trezene, in una Grecia mentale e onirica, all’interno di una stanza della reggia simile a una camera di tortura, Fedra si dibatte nella morsa di una passione tanto irrefrenabile quanto impossibile: ama il figliastro Ippolito, figlio di primo letto del marito Teseo. Non ricambiata nella passione, Fedra calunnia Ippolito di un tentativo di stupro. Il ritorno di Teseo sarà il segnale di un inesorabile tracollo, che farà precipitare gli eventi verso la tragedia.

"Fedra è l’eroina tragica perfetta per i fini educativi che l’autore riconosce al teatro, strumento insostituibile per elevare la virtù degli spettatori attraverso la condanna delle passioni e dei vizi – prosegue l’attrice Elena Ghiaurov -. La tragedia, come nella classicità greca, ha una vocazione morale e deve aiutare lo spettatore a liberarsi dalle passioni attraverso la catarsi: possibile solo partecipando in maniera totale agli avvenimenti tragici. Lo spettatore diviene testimone della passione amorosa di Fedra e delle sue conseguenze disastrose ed è così costretto a scegliere tra la condanna e la pietà, tra la partecipazione emotiva e il giudizio. In particolare – aggiunge – io avverto l’empatia del pubblico femminile che si immedesima in questo personaggio dilaniato tra la passione proibita e il senso di colpa. Non c’è un’ambientazione precisa, siamo in bilico tra il moderno e il classico; lo spettacolo è molto onirico, visto con gli occhi di Fedra: è un suo sogno? Un ricordo? Una suggestione? Un impatto visivo molto suggestivo, come se la scenografia fosse la scatola della mente di Fedra". "Questa tragedia dell’inconscio – conclude il regista – ha il linguaggio del più grande autore di teatro che la Francia abbia avuto sotto Louis XIV: una parola che mostra, individua, razionalizza emozioni e tensioni e nello stesso istante le cela sotto il nitore levigato della versificazione. Mentre tutto sembra scivolare via nella musica dell’alessandrino, il nero, buio fondo di questa tragedia della disperazione e dell’inconscio, dell’Ordine e del Disordine, emerge con maggiore evidenza. Fedra, sconvolta dalla sua passione, infrange l’ordine morale, familiare e sociale attraverso il suo desiderio".