Il racconto della prof: "Dialogo e confronto, così la lezione diventa una palestra per l’anima"

Nicoletta Carrieri insegna religione alle superiori da quasi quarant’anni "Non è catechismo, ma un’occasione per parlare di ciò che ci circonda" .

"Sono 39 anni che insegno religione. Di questi, ben 38 li ho trascorsi insegnando alle superiori". È Nicoletta Carrieri a riavvolgere il nastro della sua carriera. Una carriera passata tra i banchi, con l’impegno di "offrire agli studenti un’occasione di dialogo e di confronto, a prescindere dall’appartenenza al cattolicesimo".

Professoressa Carrieri, che cosa rappresenta una lezione di religione al giorno d’oggi?

"Rispondo prendendo in considerazione la mia esperienza personale. Sono tantissimi anni che insegno e come è normale che accada, nel corso del tempo sono cambiate abitudini e interessi. Alle superiori, le lezioni sono per lo più frontali, richiedono una valutazione finale, interrogazioni, verifiche. Durante l’ora di religione, rispetto ad altri momenti della giornata, si crea un’importante occasione per garantire agli studenti un giusto spazio per dialogare. Anche per questo le mie lezioni si basano sul confronto, perché l’obiettivo è trasformare quell’ora in una palestra per l’anima".

Quali sono i temi trattati?

"Non bisogna immaginare di certo la l’ora di religione come un’ora di catechismo. Né tantomeno ho mai chiesto ai miei alunni se vanno messa o meno. Bisogna guardare infatti questa lezione sotto un altro punto di vista. Quando mi riunisco insieme agli alunni cerco un dialogo e rivolgo l’attenzione su argomenti ricorrenti nella vita di ognuno di noi.

Dalla dignità della persona, alle loro emozioni, fino all’immigrazione, al volontariato. Con un unico, importante fil rouge, che lega tutti questi temi: al centro vi è l’essere umano. Ovviamente, gli stessi temi sono declinati in modo diverso, a seconda delle classi con cui vengono trattati".

Cos’altro?

"È interessante, quando si può, affiancare alle lezioni anche delle uscite o delle gite con la classe. Approfondire questi momenti è un’ottima occasione per ampliare lo sguardo e osservare il mondo oltre sé stessi".

Negli ultimi anni si sta registrando un forte calo di adesioni. Sempre più ragazzi, infatti, decidono di dire ’no’ all’ora di religione.

"Sì, sta succedendo. Forse c’è meno interesse. O meglio, si pensa di avere meno interesse per questi temi, ma in realtà poi non si sa mai che cosa ci può essere utile nella vita. A ogni modo, gli studenti non vanno convinti, perché non sarebbe giusto. Quello che credo io, più semplicemente, è che conoscere sia sempre meglio che non conoscere. In tutti gli ambiti".

In che senso?

"Soprattutto durante la fase delle superiori, i ragazzi si ritrovano a vivere un tempo della vita molto particolare. Una fase della vita dove si ’raccoglie’ tanto, per metterlo poi a disposizione degli altri. Anche per questo è importante cogliere le occasioni di confronto, di dialogo, parlare insieme e dare voce e spazio alle proprie idee. Tenersi le cose per sé, soprattutto a questa età, non fa mai bene. Piuttosto, bisogna insegnare loro ad aprirsi e anche la scuola può essere un luogo valido per questo motivo. Ricollegandomi all’ora di religione, anche per questo motivo durante le mie lezioni, faccio tutto il possibile per presentare ai ragazzi la religione come un’esperienza di vita, una possibilità di interrogarsi sul mistero, per farsi delle domande, per aprirsi verso il mondo. Per superare insieme le diffidenze".

Giorgia De Cupertinis