"In centro serve un presidio fisso"

Alessandra Casolari presenta una petizione con 1700 firme per chiedere un maggiore presidio delle forze dell'ordine in centro a Modena, a seguito dell'aggressione al figlio. La mamma chiede più sicurezza per i giovani e che la questura venga elevata di fascia.

"In centro serve un presidio fisso"

"In centro serve un presidio fisso"

Una petizione per chiedere che presto venga istituito in centro un presidio fisso delle forze dell’ordine. A presentare questa mattina le oltre 1700 firme raccolte è Alessandra Casolari, la mamma del 17enne brutalmente aggredito la prima settimana di luglio in pieno centro, piazza Matteotti, da un gruppo di giovani che poco prima stava tentando di rubargli la bicicletta. I carabinieri, che si occupano delle indagini sulla tentata rapina, avevano lanciato un appello alla cittadinanza affinchè eventuali testimoni dell’aggressione si facessero avanti. Ora la mamma del minore chiede che in centro storico vi sia una maggior presidio per garantire una miglior tutela ai giovani. "Mi attende la responsabile dell’ufficio sicurezza del Comune, che mi ha contattato per la messa a disposizione di alcuni fondi e, nel contempo, le porterò le firme raccolte – spiega Casolari –, pur non chiudendo la petizione. Cosa mi aspetto? Spero solo che questa petizione posta essere una leva nei confronti di chi ha il potere di decidere di elevare subito di fascia la nostra questura, come chiede il sindaco da anni. E speriamo di avere a disposizione più forze dell’ordine. Ad oggi – spiega ancora la mamma del 17enne – abbiamo raccolto 1742 firme online. In tanti hanno firmato per fermare la criminalità diffusa o per chiedere più sicurezza per i propri figli.

In tanti sottolineano poi l’escalation di delinquenza. Non è questione di stranieri o non stranieri: i ragazzi che hanno aggredito mio figlio appartenevano a seconde generazioni, erano modenesi, nati qua esattamente come mio figlio. Ad aiutare il figlio, invece, sono sono stati stranieri senza fissa dimora: il problema non è razziale ma di sicurezza".

La donna spiega come il minore, ora, abbia intrapreso un percorso psicologico. "Le botte si sono riassorbite ma mio figlio ha ancora il collarino perchè il colpo più grosso glielo hanno inferto tra la schiena e il collo.

A livello psicologico, però, sarà lunga: ancora non si sente di uscire da solo e gli abbiamo subito fornito un supporto psicologico perchè aveva bisogno di intraprendere un percorso per ritrovare la sua normalità".

Valentina Reggiani