Inchiesta spese pazze, Leoni assolto: "Una carriera politica stroncata. Nessuno mi restituirà questi anni"

Finisce la lunga vicenda giudiziaria dell’ex consigliere del Pdl accusato nel 2012 di rimborsi irregolari "Inizialmente mi furono contestati 150mila euro, poi 6mila e infine nulla. La magistratura? Squilibrio di potere" .

Inchiesta spese pazze, Leoni assolto: "Una carriera politica stroncata. Nessuno mi restituirà questi anni"

Inchiesta spese pazze, Leoni assolto: "Una carriera politica stroncata. Nessuno mi restituirà questi anni"

"Una vita e una carriera politica rovinate, chi me le ripagherà?", si chiede retoricamente l’ex consigliere regionale del Pdl Andrea Leoni definitivamente assolto in corte d’appello per l’inchiesta ‘spese pazze’ per cui era stato condannato a un anno e quattro mesi di carcere.

Venerdì dopo che la Cassazione lo aveva assolto e aveva rinviato il processo alla Corte d’Appello di Bologna, Leoni è stato assolto "perché il fatto non sussiste", con formula piena dunque.

Leoni, è più contento per l’assoluzione o più amareggiato per la vicenda che ha vissuto?

"Dopo 12 anni questa sentenza ha ridato l’onore al mio nome, ma nessuno mi restituirà questi anni dal punto di vista personale e politico".

Ha interrotto la carriera politica.

"Nel 2012 avevo 40 anni, ero consigliere regionale da tre legislature, avrei potuto ulteriormente crescere in questi anni e invece ho dovuto spendere tempo, soldi e notti insonni per difendermi: ho raccolto una memoria difensiva di seimila pagine".

Come nasce l’inchiesta?

"Erano i tempi di ‘Batman’ Franco Fiorito a Roma (condannato a due anni e 11 mesi ndr) mentre a Milano c’era stato il caso di un consigliere regionale che aveva utilizzato fondi pubblici per pagare il matrimonio della figlia. Anche le procure di altre regioni a quel punto si sono mosse, e Bologna ha fatto partire questa inchiesta nella quale sono stato coinvolto assieme ad altri colleghi".

Era un po’ il tema del momento allora.

"In Emilia Romagna fu un’operazione mediatica, una pesca a strascico: venne ingaggiata la guardia di finanza, spesi milioni di euro dei cittadini per affittare capannoni e raccogliere il materiale, contestando tutto, anche le spese indicate nelle leggi regionali che disciplinavano nero su bianco questo tipo di rimborsi".

Quanti soldi le furono contestati?

"Inizialmente 150mila euro, poi subito però dovettero ammettere che 144mila euro erano regolari. Non tornavano secondo loro seimila euro e alla fine in primo grado e in appello sono stato condannato per quelli. In Cassazione invece lo stesso procuratore ha chiesto l’assoluzione e venerdì scorso, nonostante il reato fosse andato in prescrizione, non me ne sono avvalso e sono stato assolto anche per i restanti seimila euro".

Può fare un esempio su cosa le veniva contestato?

"Di tutto: dall’affitto delle sale dei convegni alle spese di rappresentanza, passando per la mazzetta dei giornali, i manifesti. Dal 2010 a ritroso fino al 2005, ben due legislature, cosa avvenuta tra l’altro solo per il Pdl non per il Pd. I rimborsi servono a far funzionare la democrazia, sono previsti per questo, altrimenti la politica diventa appannaggio solo delle persone facoltose".

In pratica secondo la procura lei avrebbe dovuto pagarsi tutte le spese sostenute per la sua attività politica di consigliere regionale.

"L’anomalia è stato il rovesciamento dell’onere della prova: era l’accusa che doveva dimostrare che quelle non erano spese regolari, non io che dovevo giustificare a loro di aver effettivamente svolto una determinata attività di cui ho chiesto il rimborso oppure che una trasferta per esempio non fosse di carattere istituzionale".

Esiste un controllo interno alla Regione su queste spese?

"Altroché. Esistono tre livelli di controllo: il responsabile amministrativo, il comitato dei revisori, l’ufficio di presidenza che poi stila il bilancio finale e lo gira alla Corte dei conti".

Che attività svolge adesso?

"Lavoro ormai da anni in una importante holding, ho abbandonato la politica nonostante mi abbiano chiesto più volte di candidarmi. Ma non puoi chiedere voti alle persone mentre hai un processo in corso, non è corretto. Mi corre solo un brivido lungo la schiena al pensare al disequilibrio che c’è tra politica e magistratura. Basta un’inchiesta basata sul nulla come questa per spazzare via una classe dirigente".