La fiera della ceramica. Al via il Coverings. E gli Usa chiedono i dazi sulle piastrelle indiane

Prima del taglio del nastro ad Atlanta, la richiesta dei produttori americani "Da anni il materiale a basso prezzo dall’India ci danneggia". Savorani (Confindustria): "Speriamo che altri stati facciano altrettanto".

La fiera della ceramica. Al via il Coverings. E gli Usa chiedono i dazi sulle piastrelle indiane

La fiera della ceramica. Al via il Coverings. E gli Usa chiedono i dazi sulle piastrelle indiane

Atlanta, 23 aprile 2024 – Si è aperta ufficialmente, con il tradizionale taglio del nastro, la 34esima edizione del Coverings, la fiera mondiale della ceramica che quest’anno si svolge al World Congress Center di Atlanta fino al giovedì. I padiglioni della città Usa,famosa per il museo della mitica Coca Cola, ospitano un migliaio di espositori da tutto il mondo di cui cento made in Italy, per la stragrande maggioranza provenienti dal distretto di Sassuolo. Fino al 25 aprile gli organizzatori, tra cui Confindustria Ceramica che ha allestito nell’area fieristica il tradizionale padiglione italiano ‘Ceramics of Italy & Giardino all’italiana’ preso letteralmente d’assalto nella mattinata ieri complice anche il caffè ‘tricolore’, prevedono un afflusso di oltre 25mila persone.

Il presidente dell’associazione, Giovanni Savorani, il vice presidente Emilio Mussini e il direttore Antonio Cafiero, dopo aver tagliato il nastro, non hanno nascosto una certa "preoccupazione" per l’andamento del mercato soprattutto europeo che segna ancora numeri non certamente confortanti. Ma proprio nella mattinata di ieri, mentre i visitatori entravano nei padiglioni, è arrivata una notizia molto attesa: i produttori statunitensi di piastrelle di ceramica, che rappresentano oltre il 90% di tutta la produzione statunitense di piastrelle di ceramica, hanno presentato al governo federale una petizione per l’imposizione di dazi antidumping e compensativi sulle importazioni di piastrelle di ceramica dall’India, per porre rimedio alle importazioni a basso prezzo che hanno danneggiato i produttori nazionali e inondato il mercato di piastrelle di gres porcellanato non certificate.

"Era ora – ha commentato con grande enfasi il presidente Giovanni Savorani - E’ una richiesta importante che speriamo traini altri stati a fare lo stesso e che proteggerà, nel caso venga accolta, i nostri prodotti che non temono la concorrenza (ma leale) vista la loro altissima qualità. Con la Cina questo è servito e ora speriamo che serva anche con l’India". E’ il subcontinente infatti ora a preoccupare di più i vertici di Confindustria Ceramica, subcontinente che viene definito senza mezzi termini dal direttore Cafiero "una minaccia" e che al Coverings è presente con 26 aziende.

In particolare, la petizione antidumping dell’industria chiede l’imposizione di tariffe stimate tra il 408% e l’828%, in risposta al dumping massiccio e diffuso in corso. La petizione sui dazi compensativi (o antisovvenzioni) chiede l’imposizione di tariffe aggiuntive per rimediare all’impatto di numerosi sussidi governativi indiani - sussidi che hanno ulteriormente danneggiato i produttori nazionali.

"I produttori americani di piastrelle hanno sempre accolto con favore la concorrenza leale delle importazioni. Infatti, i produttori statunitensi dispongono di abbondanti depositi di argilla e feldspato, di una manodopera efficiente e ben rispettata, del sostegno della comunità locale, di attrezzature all’avanguardia e di energia a prezzi accessibili, tanto che i principali esportatori italiani, spagnoli, brasiliani, messicani e cinesi hanno costruito negli Stati Uniti impianti da cui competere su scala globale" ha dichiarato il direttore esecutivo del TCNA, Eric Astrachan.

"Tuttavia, i produttori indiani di piastrelle godono di sostanziali sussidi governativi che, insieme alla vendita di capacità in eccesso a prezzi di dumping, hanno permesso loro di inondare il mercato statunitense. Negli ultimi 10 anni, le vendite di piastrelle provenienti dall’India sono passate da appena 344.000 piedi quadrati nel 2013 a quasi 405 milioni di piedi quadrati entro la fine del 2023. I nostri produttori nazionali non hanno avuto altra scelta se non quella di presentare una petizione al governo federale per ottenere un sollievo da queste pratiche commerciali inique. Ne va della vitalità dell’industria statunitense e del sostentamento di migliaia di dipendenti e delle loro famiglie delle nostre aziende associate".