L’appello della ’Penny Wirton’: "Servono volontari e nuovi spazi per aiutare i giovani migranti"

La coordinatrice: "Abbiamo aperto questa scuola di italiano nel 2018, ma i numeri erano ben diversi. Ora la situazione è diventata esplosiva: gli alunni sono una cinquantina e aiutarli è sempre più difficile".

L’appello della ’Penny Wirton’: "Servono volontari e nuovi spazi per aiutare i giovani migranti"

L’appello della ’Penny Wirton’: "Servono volontari e nuovi spazi per aiutare i giovani migranti"

"Abbiamo bisogno di volontari ma anche di nuovi e più ampi spazi. Gli arrivi sono continui e, in questo modo, aiutarli come meritano diventa difficile". E’ l’appello che parte dalle volontarie della scuola di italiano Penny Wirton. Nel dettaglio, la scuola si inserisce all’interno del "Centro Papa Francesco" della Caritas Diocesana, con l’obiettivo di produrre una maggiore inclusione delle persone straniere con difficoltà linguistiche. Con l’inizio del nuovo anno scolastico i volontari hanno visto arrivare tantissimi stranieri, in particolare minori stranieri non accompagnati e la situazione - a livello gestionale - è diventata difficile.

Infatti, sebbene si parli tanto in questi mesi dei gravissimi gesti commessi da gruppi di minori tunisini sul territorio - dediti in particolare a violente rapine ai danni di coetanei - le volontarie sottolineano come, nella maggior parte dei casi, i minori che arrivano sul territorio cerchino invece supporto e guardino all’integrazione. "Viviamo una situazione nuova - spiega Claudia Vellani, la volontaria e coordinatrice della scuola insieme ad Anna Soresini –. Abbiamo aperto questa scuola a Modena nel 2018 (nell’ambito del grande progetto iniziato a Roma) e la situazione era completamente diversa: c’erano dieci volontari e una ventina di ragazzi, già inseriti nei progetti di accoglienza. Ora sono aumentati e da quando abbiamo riaperto, il 23 agosto, la situazione è diventata esplosiva ed ingestibile a livello di numeri". "Infatti - spiega ancora Vellani- arrivano gruppi di sette otto ragazzi alla volta inviati dalla prefettura o dai vari centri di accoglienza e gestori: Ceis, Caleidos, San Filippo Neri. Mi riferisco in particolare ai minori che poi devono essere inseriti a scuola. I numeri ora sono talmente alti che è impossibile lavorare con un rapporto uno a uno. I volontari sono sì aumentati ma gli alunni sono molti di più: almeno una cinquantina – continua –. Abbiamo lezioni il mercoledì e il venerdì mattina ma dovremo inserire anche il giovedì per riuscire a seguirli tutti".

La volontaria sottolinea come, a fronte di nuovi e continui arrivi, sia necessario trovare non solo volontari ma anche nuovi spazi. "Quando i ragazzi arrivano sono spesso spaventati, disorientati e con sguardi bui. Quando inizi a lavorare con loro, però – prosegue –- le cose cambiano. Ci fanno capire infatti di voler imparare l’italiano e si impegnano ma, a parte le 4 ore trascorse con noi, non hanno altro da fare". "Non vengono inseriti in progetti - continua Vellani - non fanno sport o altre attività. Molti dormono sui cartoni per la strada la sera e questo ci fa star male. Occorrono progetti diversi e strumenti per lavorare seriamente con questi ragazzi". Vellani fa presente infine come l’esclusione di questi ragazzi possa solo portare a situazioni ben più problematiche. "Vogliono sentirsi parte di qualcosa, capire che qualcuno tiene a loro e che non li lascerà soli. Abbiamo bisogno di risorse umane e di nuovi spazi per riuscire a fare loro una mano concreta".

Valentina Reggiani