Le 7 giornate di Bianco per capire dove andrà

La società, salvo sorprese dell’ultima ora, pare intenzionata a confermarlo . Poi però i Rivetti dovranno fare le proprie valutazioni per il suo futuro.

Le 7 giornate di Bianco per capire dove andrà

Le 7 giornate di Bianco per capire dove andrà

Un allenatore è quasi sempre (in alcuni casi, sempre) legato ai risultati. Ci sono società che, una volta dato il via ad un progetto tecnico, lo portano avanti senza mai farsi condizionare da fattori esterni. Altre, si fanno prendere un po’ dall’aria che tira intorno all’ambiente e prendono conseguenti decisioni rinnegando le loro stesse scelte. Insomma, anche qui, regole scritte non ne esistono. Esistono, tuttavia, le sensazioni. E, va detto, la sensazione di perplessità ed incertezza che ha accompagnato la scelta del Modena di affidarsi a Paolo Bianco sin dallo scorso luglio, è sfociata ora come fosse un incendio indomabile nell’ambiente. Persino lui, come purtroppo è accaduto in occasione del post partita di lunedì, pare avere i nervi fin troppo tesi. Sul campo, i risultati dicono (al momento) una media punti di 1.23 in 31 partite. La classifica è ben nota a tutti, il peggioramento da dicembre ad oggi pure. Parliamo di statistiche che non farebbero felice alcun club, questo è ovvio. Il Modena, così come aveva fatto con Tesser, ha però sempre difeso e supportato Bianco e lo farà anche nelle ultime 7 partite di campionato, a meno di catastrofi naturalmente. Poi, è inevitabile che le valutazioni saranno fatto come ogni società farà a fine stagione, prendere in considerazione un esonero a torneo in corso non è mai stato nei piani e non lo sarà. Giusto o sbagliato che sia. Ecco perché potrebbero essere ridefinite "le 7 giornate di Bianco" dopo le quali chissà cosa potrà accadere.

Tornando alla sensazione di incertezza che ha sempre camminato a braccetto col lavoro di Bianco, ci sono certamente dei dettagli che possono aver influito in tal senso. L’ex collaboratore di Allegri era partito benissimo con le tre vittorie consecutive nelle prime tre partite, si era notata anche una squadra diversa dalla precedente, capace di muoversi all’unisono quando non aveva la palla, sacrificandosi nel pressing (l’esempio di Tremolada è lampante) e avendo pure quel pizzico di fortuna che poteva indurre chiunque a pensare che sarebbe stato un anno propizio. Certo, sono state tutte vittorie, anche quelle successive, di misura e che nascondevano un po’ i limiti di una rosa che aveva aggiunto solo Palumbo e Zaro, ma che aveva perso Diaw (13 gol tra campionato e coppa). L’allenatore sapeva che cambiare di continuo formazione rappresentava un rischio, lo ha considerato un modo per far uscire il meglio da ognuno dei calciatori stimolandoli alla competizione. Qui, qualcosa è andato storto. Ad ogni modo, come sempre detto, per tirare le somme c’è ancora tempo. Ma non eterno perché ora il Modena rischia grosso. E la calma deve essere una virtù, perdere la pazienza non gioca a favore di nessuno. Anche se le sensazioni modenesi non sono mai state dalla parte di Paolo Bianco.

Alessandro Troncone