Mimì, notte da sfollata : "Ora senza casa e lavoro"

Assisteva come badante la 95enne soccorsa e poi trasferita in una struttura. La palazzina dove vivevano è inagibile: ha dormito al centro sportivo.

Mimì, notte da sfollata : "Ora senza casa e lavoro"

Mimì, notte da sfollata : "Ora senza casa e lavoro"

di Flavio Viani

E’ Mimosa Buxaidze (nella foto sotto), badante georgiana 38enne, l’unica sfollata che ha passato la notte nel COC (Centro Operativo Comunale) aperto presso il centro sportivo in via Curiel.

Mimosa viveva insieme alla 95enne che assisteva, portata in ospedale con lievi contusioni e in stato di choc, nel palazzo attiguo alla villetta collassata.

"Mimì così chiamiamo Mimosa che da un anno assiste mia zia, la 95enne Oriele Lusuardi – racconta il nipote Liviano Lusuardi – da circa un anno. Insieme risiedevano nell’appartamento al pianterreno, attiguo ai garage spazzati via unitamente all’abitazione dei vicini, nell’esplosione dell’altra notte in via Marri. Il muro della stanza dove riposava la zia è stato abbattuto dallo spostamento d’aria causato dall’esplosione. Tanti rottami le sono finiti addosso senza fortunatamente – precisa Liviano – procurare ferite infatti, dopo gli accertamenti in ospedale, è stata subito dimessa. Attualmente è stata provvisoriamente trasferita in una casa di riposo a Carpi dove resterà ospite per quindici giorni. Entro questo termine dovremo trovare una diversa sistemazione considerata l’inagibilità dell’intero stabile decretata dopo i sopralluoghi dei vigili del fuoco. Mimì ha passato la prima notte seguente l’esplosione – conferma Lusuardi – qui nello stanzone allestito dal comune nella sala Zuccoli al primo piano del centro sportivo".

Sulla scalinata che conduce alla sala Zuccoli incontriamo Mimosa che rivive la terribile notte spezzata dal boato prodotto dall’esplosione: "Io dormo nel divano letto sistemato nella cucina e quella notte mi sono svegliata di soprassalto in seguito allo scoppio e al crollo delle pareti. Oriele è stata soccorsa dai pompieri, liberata e portata in ospedale e poi dimessa. Lei ora è senza casa, io invece senza Oriele, senza alloggio e senza lavoro. Sono in Italia da un anno – racconta Mimosa – per poter aiutare, con il mio servizio qui a Rovereto, i miei famigliari. A Tiblisi dove sono nata e ho sempre vissuto ci sono i miei due figli, Vaga di 17 anni e Levani 19, insieme a mio marito Alexandri. Non so quanto potrò restare qui ospite al centro essendo la mia permanenza in Italia vincolata al lavoro di badante. Inoltre non sono cittadina della comunità europea e quindi vincolata al rinnovo del permesso di soggiorno che a breve dovrò effettuare. Qui – spiega – sono tutti gentili, al momento mi offrono i pasti e un letto. Spero di poter rivedere e tornare ad assistere, come prima, la cara Oriele confidando che i suoi parenti le trovino una sistemazione dove poter tornare ad abitare insieme".