GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Modena Volta Pagina: "Troppi incidenti . Accelerare su zone 30"

La richiesta alla giunta "per fermare la mattanza"

Il Pums, il Piano della mobilità sostenibile, prevede in proiezione la cosiddetta ’Città 30’ in tutte le zone residenziali della città

Il Pums, il Piano della mobilità sostenibile, prevede in proiezione la cosiddetta ’Città 30’ in tutte le zone residenziali della città

"Accelerare la diffusione di zone 30 in tutta la città per fermare la mattanza". L’appello è di Nildo Benuzzi, presidente Modena Volta Pagina che prende come modello di riferimento i dati positivi di Bologna.

"L’anno scorso sono avvenuti a Modena quasi 2200 incidenti. Una vera e propria battaglia, con 8 morti e quasi 1170 feriti, centinaia dei quali hanno riportato danni permanenti. Anche a Bologna questo avveniva ma con il progetto ’Bologna30’ hanno dimezzato il numero dei morti e, l’anno scorso, nessun pedone è stato ucciso". Con Bologna30, prosegue Benuzzi, "non solo si è imposta una velocità massima di 30 chilometri orari sulle strade delle zone più popolate e in quelle dove c’è compresenza di pedoni, auto, bici e moto, ma si è anche reso anche molto più sicuro lo spazio urbano. Si è intervenuti su segnaletica, incroci, rialzamenti degli attraversamenti stradali, protezione piste ciclabili, creazioni di nuove piazze pedonali e scolastiche".

La scelta che apparentemente sembra radicale in realtà prevede delle eccezioni. "A Bologna i ’30’ non sono ovunque: nelle strade di grande scorrimento ci sono i 50 orari, come su quelle con spartitraffico centrale e sui viali di circonvallazione. Anche sulle tangenziali tutto è rimasto immutato. Questa decisione ha salvato decine di vite ed evitato tante sofferenze".

Si calcola che più della metà dei morti e dei feriti negli incidenti del traffico urbano è tra gli utenti stradali deboli: ciclisti, pedoni – soprattutto ultrasessantacinquenni – e tra i motociclisti. "Chiediamo che la nostra Giunta abbia il coraggio di attuare ’Modena30’".

Un’altra considerazione di Modena volta pagina è che a differenza di quanto si sarebbe potuto pensare a causa del rallentamento del traffico "un traffico lento non determina l’aumento dei gas di scarico". A Bologna, infatti, "l’inquinante specifico delle auto – il biossido di azoto NO2 – è diminuito del 30% proprio nelle strade più trafficate". La diffusione del limite dei 30 chilometri orari in quasi tutte le strade minori può apparire una perdita di tempo, ma se pensiamo che già oggi, nelle ore di punta, quella velocità è un sogno impossibile, con ’Modena30’ "si otterrebbe la riduzione del traffico veicolare ed un aumento degli spostamenti a piedi e in bici. Noi e i nostri cari saremmo più sicuri. Può valere la pena provarci, cambiare abitudini di guida. Mettiamo fine a questa inutile strage sulle nostre strade: salvare vite e rendere più sana la città con zone 30 diffuse in tutta la città non è un’utopia, è solo una scelta intelligente, di civiltà", conclude Benuzzi.

Ma cosa prevede il Pums, il piano della mobilità sostenibile per le ’zone 30’? A Modena esistono già oltre 100 chilometri di strade con velocità massima consentita di 30 chilometri. Di questi, 24 sono in centro storico reso Zona 30 nella sua totalità, considerando come perimetro le vecchie mura. Nel breve termine, è in programma il proseguimento dellla realizzazione delle zone 30 nelle aree Bortolotti, Cannizzaro, Cittanova, Corni-Cattaneo, De’ Gavasseti, Forlì-Faenza, Gramsci, La Spezia, Luosi-Marconi, Sacca Ovest e Torrenova.

Per quanto riguarda il medio-lungo termine, lo scenario di Piano prevede la realizzazione della cosiddetta ’Città 30’: la prospettiva di estendere questa disciplina a tutte le zone residenziali della città.

Gianpaolo Annese