CHIARA MASTRIA
Cronaca

Non solo sepolture: "Cimiteri, nuova mission. Nella futura città dei vivi letture, parco e museo"

Stasera la presentazione dello studio di fattibilità del progetto Rossi-Braghieri. L’architetto: "Prevista la sala del commiato. Sarà lo spazio per tutte le religioni" . .

Non solo sepolture: "Cimiteri, nuova mission. Nella futura città dei vivi letture, parco e museo"

Non solo sepolture: "Cimiteri, nuova mission. Nella futura città dei vivi letture, parco e museo"

Aveva appena 25 anni quando, neolaureato al Politecnico di Milano, vinse con Aldo Rossi il concorso per il nuovo cimitero di Modena iniziando una lunga collaborazione che li portò a inaugurarlo nel 1984. Inaugurato, sì, ma incompiuto: "Quello che si può ammirare oggi corrisponde a circa un terzo del progetto originale", racconta Gianni Braghieri, architetto, che a 50 anni da allora ha ripreso in mano la pratica del cimitero Rossi-Braghieri e spera di vederlo finalmente terminato. "Non mi illudo: il progetto di Cesare Costa (la parte monumentale di San Cataldo ndr) ci mise 112 anni a vedere la luce. Quando io e Rossi venimmo a Modena a fare il primo sopralluogo stavano finendo di stuccare le colonne del Costa. Ora sono ufficialmente 53 anni che ho raccolto il testimone".

A riaprire il file è stata l’Amministrazione comunale, affidando a Braghieri il compito di realizzare un progetto di fattibilità tecnica ed economica per adeguare e attualizzare l’originale anni ’70. Per, nei fatti, terminare l’incompiuto. Il progetto oggi c’è e vale 20 milioni di euro: stasera alle 20.30 al teatro San Carlo di Modena sarà lo stesso Braghieri – insieme ai colleghi Francesco e Marco Caprini – a raccontarlo, in un incontro aperto a tutti.

Braghieri, tra le intenzioni più chiare di questa ‘revisione’ la volontà di affermare l’identità urbana della ‘città dei morti’ con la ‘città dei vivi’. Come ha interpretato questa missione?

"Considerando che i tempi sono cambiati e così le abitudini: i cimiteri hanno perso la loro centralità. Abbiamo quindi iniziato a immaginare funzioni nuove, non direttamente legate alla sepoltura. Siamo partiti da qui, dalle suggestioni legate all’uso di questo specifico cimitero che è teatro di spettacoli e opere, che più volte ho visto essere frequentato da turisti e da architetti – una volta ho visto una ragazza che, con panino e libri al seguito, stava studiando sul prato –, dall’idea dei cimiteri anglosassoni che non sono altro che un pezzo di un giardino o di un parco più grande, per immaginarlo come parte della città dei vivi".

Il suo progetto passa attraverso tre grandi novità: prima fra tutte, e unica nel suo genere, un Museo della Memoria. Cosa ospiterà?

"È stato immaginato come un luogo per esporre disegni e progetti dei più bei cimiteri d’Europa e del mondo: c’è un grande interesse legato ai cimiteri storici, quello di Modena già ora è motivo di richiamo turistico. Ma anche mostre legate al tema della memoria, dei riti funebri e delle sepolture di religioni diverse dalla nostra, di cui nessuno sa mai niente".

Poi, la grande incompiuta del progetto originale: la Sala del commiato che dovrebbe sorgere all’interno di un tronco di cono di 26 metri di altezza per 14 di diametro.

"Sarà lo spazio per tutte le religioni. In un tronco di cono perché è una forma simbolica che si lega alla spiritualità, grazie alla luce zenitale che cade dall’alto. La luce gioca sempre un ruolo fondamentale: si pensi al Phanteon o alla chiesa di Sant’Andrea di Mantova, dove entra solo dal rosone nell’immensità di questo spazio a un’unica navata. La luce dall’alto è una suggestione nata dalle torri di raffreddamento delle fabbriche di acciaio della mia famiglia: portai Rossi a vederle, ad ammirare questa illuminazione naturale che è qualcosa di incredibile, meditativo e superlativo allo stesso tempo".

Per arrivarci si attraverserà un parco urbano di cipressi: una spina centrale che indicherà la strada per il tronco di cono e che, originariamente, era stata pensata come elemento cementizio per i loculi. Cosa è cambiato?

"La società. Erano state sbagliate le previsioni sulle necessità, ci siamo trovati davanti a cambiamenti non prevedibili – basti pensare che a Modena in oltre il 60% dei casi si opta per la cremazione –. Le tombe non servivano più: ho quindi avuto questa idea della spina di cipressi pensando a Berlino, ai teatri all’aperto di Salisburgo, ai cimiteri anglosassoni che sono anche parchi urbani. Sono piante che crescono in modo spaventoso, hanno bisogno di poca acqua, li poti una volta all’anno: hanno costi di manutenzione minimi e promettono di diventare una scenografia importante, in grado di assecondare il senso di raccoglimento del luogo. Immaginando, allo stesso tempo, uno spazio a uso della città dei vivi".