Modena, investì e uccise una pensionata. La Procura: "Processatelo"

Omicidio stradale, chiesto il processo per l’automobilistà che travolse Maria Lugli in viale Vittorio Veneto l’ultimo giorno del 2020. "Partì col vetro appannato"

La donna morì all’ospedale dopo due giorni di agonia

La donna morì all’ospedale dopo due giorni di agonia

Modena, 21 ottobre 2021 - Sarebbe partito con il parabrezza ancora ’’congelato’. Per questo l’automobilista 35enne che il 31 dicembre 2020 investì, uccidendola, un’anziana in viale Vittorio Veneto a Moden a non vide la vittima. Non solo, imboccò anche la corsia destinata ai bus per poi travolgere la pensionata sulle strisce. Si sono chiuse le indagini preliminari sulla tragedia della strada dello scorso capodanno e il pm Pasquale Mazzei ha chiesto il rinvio a giudizio dell’automobilista per omicidio stradale. L’udienza preliminare è stata fissata per il il 9 novembre in tribunale a Modena: un processo nel quale i familiari della vittima, l’82enne modenese Maria Lugli, sono assistiti da Studio3A-Valore Spa.

"Quel mattino dell’ultimo dell’anno l’anziana, che nonostante l’età godeva ancora di ottima salute, come faceva ogni giorno si era recata al mercato servendosi di un carrellino perché si sentiva più sicura appoggiandosi al deambulatore, e lo utilizzava per trasportare più agevolmente le borse della spesa", fanno sapere dallo studio legale. Erano le 7.35 quando la signora ha attraversato a piedi viale Vittorio Veneto, all’altezza del civico 119, pare sulle strisce pedonali. E’ stato allora che è sopraggiunta la Volvo V90 condotta dall’imputato che procedeva in direzione di piazzale Risorgimento e che ha travolto in pieno il pedone: un impatto tremendo che ha causato alla donna lesioni gravissime.

Trasportata in condizioni disperate all’ospedale civile di Baggiovara, nonostante tutti gli sforzi dei medici per salvarla, il 2 gennaio il cuore di Maria Lugli smise di battere.

L’automobilista , subito iscritto nel registro degli indagati per l’ipotesi di reato di omicidio stradale, avrebbe dichiarato di non aver visto l’anziana e avrebbe giustificato l’accaduto con la scarsa visibilità determinata anche dalle condizioni del parabrezza della vettura, che di notte all’aperto si era totalmente ricoperto di brina per il freddo: "Il trentacinquenne ha spiegato di aver attivato la ventola, ma di essere partito ugualmente nonostante il vetro fosse sbrinato e disappannato solo in parte", dicono ancora gli avvocati di parte civile. L’uomo avrebbe anche imboccato un tratto di strada chiuso al traffico ordinario trattandosi di una corsia riservata a taxi e bus.

Di qui dunque la richiesta di rinvio a giudizio per aver causato la morte di Maria Lugli "per colpa consistita genericamente in imprudenza, imperizia e negligenza - per citare l’atto del magistrato -, nonché specificamente nell’inosservanza delle norme che disciplinano la circolazione stradale", in primis degli articoli 191 commi 3 e 4 del Codice della Strada, che impongono ai conducenti dei veicoli di fermarsi e dare la precedenza ai pedoni che transitano sugli attraversamenti pedonali, tanto più in presenza di persone che si muovono con ausili come bastoni, deambulatori e carrozzelle. Il marito Amos, i figli Monica e Giuseppe, la nuora e i due nipoti dell’anziana chiedono dunque giustizia dopo aver ottenuto per loro un equo risarcimento dalla compagnia di assicurazione dell’auto di controparte. Ora si aspettano una risposta per la loro cara anche dalla giustizia penale. Tra pochi giorni dunque l’udienza preliminare.